Processo in corso per incidente mortale sulla statale 129: la battaglia delle famiglie per la sicurezza stradale

Il processo civile a Nuoro, legato all’incidente mortale del 2017 che ha coinvolto i fratelli Pintor, solleva interrogativi sulla sicurezza stradale e le responsabilità dell’ANAS nella gestione delle infrastrutture.
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Processo in corso per incidente mortale sulla statale 129: la battaglia delle famiglie per la sicurezza stradale - Socialmedialife.it

La questione della sicurezza stradale è tornata al centro del dibattito pubblico grazie a un processo civile in corso a Nuoro, focalizzato su un tragico incidente avvenuto il giorno di Natale del 2017. Questo evento ha portato alla morte di due giovani, Francesco e Matteo Pintor, che viaggiavano su un’auto trafitta da un guard-rail su una curva nota per la sua pericolosità. I familiari delle vittime, in particolare la madre Annarita Doneddu e il fratello Giovanni Pintor, sono attivamente coinvolti nella richiesta di maggiore responsabilità da parte dell’ANAS, l’ente gestore delle strade.

L’incidente e le famiglie coinvolte

Il 25 dicembre 2017 è una data che segna tristemente la memoria di molte famiglie a Nuoro. Francesco e Matteo Pintor, due fratelli di 24 e 20 anni, hanno perso la vita in un incidente stradale sulla statale 129 Nuoro-Macomer. L’auto, alla cui guida c’era Alessandro Satta, parente delle vittime, ha impattato contro un guard-rail che si trovava in condizioni critiche. La madre, Annarita Doneddu, ora rappresenta non solo la sua famiglia, ma tutte le vittime di incidenti legati a problematiche infrastrutturali. La sua battaglia si svolge in un contesto di forte richiesta di cambiamenti e miglioramenti in materia di sicurezza stradale, aprendo la strada a importanti riflessioni sulle responsabilità degli enti preposti.

Il processo contro l’ANAS

Oggi, nel tribunale di Nuoro, si svolge un processo civile che mette sotto la lente di ingrandimento le condizioni in cui si trovava il guard-rail al momento dell’incidente. L’azione legale è stata avviata da Alessandro Satta, il conducente dell’auto coinvolta. L’ANCI Sardegna e l’associazione #Adesso Basta, fondata dal fratello delle vittime Giovanni Pintor, sono intervenute nel processo attraverso richieste formulate al giudice Francesca Lecis. La loro richiesta va oltre il semplice riconoscimento delle responsabilità: mira a promuovere un intervento complessivo sulle infrastrutture stradali, con l’obiettivo di evitare incidenti futuri derivanti da condizioni di sicurezza inadeguate.

Annarita Doneddu ha espresso quanto sia incomprensibile il fatto che il guard-rail, ritenuto pericoloso da tempo, sia rimasto inalterato. La sua testimonianza sottolinea il bisogno di un cambiamento non solo per giustificare la perdita di vite umane, ma anche per garantire sicurezza sulle strade a tutti gli utenti.

I requisiti normativi e le responsabilità

Gli avvocati coinvolti nella causa, Luigi Pisanu e Michele Mazzette, hanno sottolineato come la loro iniziativa si basi su un principio fondamentale: non arrecare danno al prossimo. Questa premessa giuridica dà la possibilità al giudice di imporre la realizzazione di opere necessarie per migliorare la sicurezza stradale. È stato portato in tribunale il tema della normativa vigente riguardo i guard-rail, la quale stabilisce requisiti specifici sulla loro installazione e manutenzione. I legali insistono sull’importanza di rispettare queste norme, sottolineando che il guard-rail coinvolto nell’incidente non rispondeva ai criteri requisiti.

La questione centra anche il tema della responsabilità della pubblica amministrazione nel mantenere le strade sicure. L’Azienda Nazionale delle Strade ha la responsabilità di garantire che tutti gli elementi dell’infrastruttura stradale siano a norma e in buono stato. Sarà interessante vedere come il processo si sviluppa, specialmente nella prossima udienza, dove si prevede che il giudice possa nominare un consulente tecnico d’ufficio. Questo passaggio potrebbe fornire ulteriori chiarimenti sulla conformità del guard-rail e sul perché fosse in talune condizioni nel momento dell’incidente.

Prospettive future e responsabilità collettiva

In un contesto di crescente attenzione verso la sicurezza stradale, il processo in corso potrebbe rivelarsi un importante punto di riferimento non solo per le famiglie coinvolte, ma anche per la collettività. La richiesta di responsabilità da parte dei familiari delle vittime si interseca con le necessità di una riflessione più ampia sulle politiche infrastrutturali. La battaglia di Annarita Doneddu e degli altri attivisti non è solo una lotta personale, ma un appello a migliorare le condizioni di sicurezza che riguardano molti cittadini.

Le famiglie colpite da fenomeni tragici legati a incidenti stradali chiedono a gran voce un cambiamento e una maggiore responsabilità nella gestione delle infrastrutture. È un messaggio che non dovrebbe essere trascurato, soprattutto in un periodo in cui la sicurezza stradale diventa sempre più cruciale per garantire un futuro senza tragedie. Il processo rappresenta quindi non solo un passaggio di giustizia, ma anche la possibilità di un rinnovato impegno verso la sicurezza per tutti coloro che viaggiano sulle strade.

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