Un 47enne di Perugia è stato rinviato a giudizio per diffamazione e minacce pluriaggravate nei confronti della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Le accuse derivano da post pubblicati su una piattaforma social in cui l’uomo offendeva la premier e la sua famiglia, inclusa la figlia minorenne. La vicenda ha preso avvio dalla querela presentata dalla stessa Meloni, che ha portato all’intervento della polizia.
Dettagli dell’accaduto
Nel corso del mese di aprile 2025, le autorità hanno reso noto che l’indagato si era firmato come un presunto ex militare italiano nei suoi post offensivi. I contenuti dei messaggi erano diretti non solo alla premier ma anche ai membri della sua famiglia, suscitando preoccupazione per il tono minaccioso delle affermazioni. L’ufficio Digos di Vercelli ha condotto indagini approfondite che hanno permesso di identificare il responsabile dei post offensivi.
Le indagini hanno rivelato che l’uomo risiedeva a Perugia e aveva già affrontato problemi legali in passato per comportamenti simili rivolti sempre alla stessa figura politica. Questo elemento ha contribuito ad aggravare la situazione giuridica dell’indagato, portando gli inquirenti ad approfondire ulteriormente il suo profilo.
Procedimenti legali in corso
La procura di Perugia, sotto la direzione del procuratore Raffaele Cantone, ha acquisito documenti relativi a precedenti procedimenti contro l’indagato. Questi atti sono stati fondamentali nel delineare un quadro complessivo delle azioni dell’uomo e nel determinare le modalità con cui procedere legalmente.
Nonostante le evidenze raccolte dalle forze dell’ordine riguardo al comportamento reiterativo dell’individuo nei confronti della premier Meloni, quest’ultimo non ha richiesto alcun interrogatorio né si è giustificato rispetto alle sue azioni durante tutto il processo investigativo. Questa mancanza di collaborazione da parte dell’indagato ha spinto i magistrati a disporre il rinvio a giudizio.
Prossimi passi processuali
L’udienza predibattimentale è stata fissata per il 12 febbraio 2026 presso il tribunale monocratico di Perugia. In questa fase iniziale del processo si discuteranno gli elementi probatori raccolti fino ad ora e verrà stabilito se vi siano sufficienti motivazioni per proseguire con un dibattimento vero e proprio.
Il caso rappresenta una significativa attenzione verso i reati informatici legati alla diffamazione online ed evidenzia come le istituzioni stiano affrontando seriamente tali problematiche nell’attuale contesto politico italiano. Con questo rinvio a giudizio si intende inviare un chiaro segnale riguardo all’intolleranza verso comportamenti violenti o intimidatori sui social media nei confronti delle figure pubbliche.