Un’illustrazione artistica raffigura l’impatto massiccio e lento che probabilmente ha creato una caratteristica a forma di cuore sulla superficie di Plutone agli inizi della storia del pianeta nano. Questo importante dettaglio è stato rivelato da una recente ricerca pubblicata sulla rivista Nature Astronomy.
Plutone ha catturato l’attenzione degli astronomi fin dal 2015, quando la sonda New Horizons della NASA ha fotografato una grande formazione a forma di cuore sulla sua superficie. La formazione è stata denominata Tombaugh Regio in onore di Clyde Tombaugh, l’astronomo che scoprì Plutone nel 1930. Nonostante il passare degli anni, i dettagli riguardanti l’altitudine, la composizione geologica e la forma peculiare di questa regione, così come la sua superficie insolitamente riflettente, sono rimasti un mistero.
Il “lobo sinistro” del cuore, chiamato Sputnik Planitia, ospita una grande quantità di ghiaccio di azoto di Plutone. Questo bacino si estende per circa 1.200 chilometri per 2.000 chilometri, coprendo un’area paragonabile a circa un quarto degli Stati Uniti, e si trova da 3 a 4 chilometri più in basso rispetto alla maggior parte delle superfici del pianeta. Anche il lato destro del cuore contiene ghiaccio di azoto, sebbene in quantità molto minori.
Attraverso una serie di simulazioni numeriche, un team internazionale di scienziati ha determinato che un evento cataclismatico ha originato la caratteristica a forma di cuore. Secondo lo studio, un corpo planetario di circa 700 chilometri di diametro, grosso più o meno il doppio della Svizzera, è probabilmente entrato in collisione con Plutone all’inizio della sua storia.
Questi ricercatori hanno usato software di idrodinamica a particelle lisce, uno standard per lo studio delle collisioni planetarie, per modellare vari scenari di impatto. I risultati suggeriscono che il corpo planetario ha colpito Plutone in modo obliquo, non frontale.
“Il nucleo di Plutone è così freddo che il corpo roccioso colliso con il pianeta nano è rimasto molto solido e non si è sciolto nonostante il calore dell’impatto; grazie all’angolo di impatto e alla bassa velocità, il nucleo dell’impatto non si è inabissato nel nucleo di Plutone, ma è rimasto intatto come uno ‘splat’ su di esso,” ha dichiarato il dottor Harry Ballantyne, autore principale dello studio e ricercatore associato presso l’Università di Berna in Svizzera.
Questa nuova teoria potrebbe illuminare ulteriormente su come si è formato questo misterioso pianeta nano, aprendo nuove ipotesi sulla sua struttura interna e sulle dinamiche geologiche.