Papa Francesco e Torino: un legame profondo tra origini e messaggi di inclusione

Papa Francesco ha consolidato il suo legame con Torino attraverso visite significative, affrontando temi sociali e spirituali, e mantenendo viva la connessione con le sue origini piemontesi.
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Papa Francesco ha instaurato un rapporto speciale con la città di Torino, che affonda le radici nelle sue origini familiari. Questo legame si è consolidato nel tempo attraverso visite significative e messaggi forti, sempre orientati verso una società più inclusiva.

Le radici piemontesi: un ritorno alle origini

Jorge Mario Bergoglio, prima di diventare Papa, portava già nel suo Dna una parte del Piemonte. I suoi nonni paterni provenivano da Portacomaro Stazione, in provincia di Asti, e si trasferirono in Argentina nel 1929. Nonostante la distanza geografica, i legami con la terra d’origine sono rimasti saldi. Ogni visita a Torino per il Pontefice rappresenta quindi non solo un evento ufficiale ma anche un vero e proprio “ritorno a casa”.

Durante la storica visita del 2015, Francesco ha voluto dedicare momenti privati ai suoi parenti piemontesi ancora residenti nella regione. In particolare, ha celebrato una Messa privata nella cappella dell’Arcivescovado per loro. Questo gesto ha rivelato il lato umano del Papa ed evidenziato l’importanza delle relazioni familiari.

La connessione tra il Pontefice e Torino è ulteriormente rafforzata dalla sua volontà di affrontare temi sociali rilevanti durante le sue visite. La presenza dei suoi familiari locali rende ogni incontro ancor più significativo per lui.

La visita pastorale del 2015: un evento storico per la città

Le date del 21 e 22 giugno 2015 sono rimaste impresse nella memoria collettiva torinese grazie alla storica visita di Papa Francesco. Durante questi due giorni intensivi, il Pontefice ha toccato vari aspetti della vita cittadina attraverso incontri simbolici che hanno messo in risalto sia questioni sociali sia spiritualità.

Uno dei momenti chiave della visita è stato l’incontro con i lavoratori in piazzetta Reale. Qui Francesco ha ascoltato le preoccupazioni degli operai torinesi riguardo alla trasformazione industriale della città ed ha denunciato quella che lui definisce “cultura dello scarto”, sottolineando l’importanza della dignità lavorativa.

Un altro momento significativo è stata la preghiera davanti alla Sacra Sindone presso la Cattedrale di Torino; qui il Papa si è avvicinato al Sacro Lino in silenzio profondo raccoglimento posando delicatamente la mano sul vetro della teca protettiva. Questo gesto semplice ma carico di significato spirituale è rimasto impresso nei cuori dei torinesi presenti.

Inoltre, oltre cinquantamila fedeli hanno partecipato alla Messa celebrata in piazza Vittorio Veneto; questo evento pubblico ha trasformato lo spazio urbano in una grande chiesa all’aperto dove Francesco esortava a “costruire ponti” anziché muri – un messaggio potente rivolto a tutti coloro che vivono situazioni difficili come i migranti presenti nella città.

La Chiesa che esce nelle periferie

Un gesto emblematico durante questa visita fu quello scelto dal Papa per il pranzo: invece di sedersi con autorità politiche o religiose locali, decise di condividere il pasto con detenuti minorenni e immigrati insieme ad una famiglia rom. Questa scelta rifletteva perfettamente l’idea centrale del suo pontificato riguardo ad una “Chiesa in uscita”, attenta alle fragilità delle persone ai margini della società.

Le tappe successive al Santuario della Consolata o alla Basilica Maria Ausiliatrice hanno tracciato idealmente una mappa dell’impegno sociale torinese da parte del Pontefice; specialmente al Cottolengo dove abbracciò malati e disabili definendoli “tesori” da proteggere contro l’indifferenza sociale verso le fragilità umane.

L’incontro finale con migliaia di giovani riuniti a piazza Vittorio rappresentò uno dei punti culminanti dell’intera esperienza pastorale; qui Papa Bergoglio invitò i ragazzi a sognare senza paura rispetto al futuro incerto che li attendeva – parole destinate a lasciare un segno duraturo nell’ambito giovanile locale.

Il gesto storico al Tempio Valdese

Il giorno successivo alla Messa pubblica avvenne qualcosa senza precedenti: Papa Francesco divenne infatti il primo pontefice ad entrare nel Tempio Valdese durante questa storica occasione torinese nel giugno 2015. Nel suo discorso pronunciò parole importanti chiedendo perdono per le persecuzioni subite dai valdesi nei secoli passati da parte della Chiesa cattolica stessa.

Questo atto simbolico colpì profondamente gli astanti, segnando così uno spartiacque nelle relazioni ecumeniche tra cattolicesimo ed altre confessioni cristiane. La preghiera comune recitata insieme ai pastori valdesi suggellò quel momento indimenticabile, lasciando un’eredità preziosa ancora oggi presente sul territorio.

La vicinanza durante la pandemia

Nel corso dell’emergenza Covid-19, anche se lontano fisicamente, Papa Francesco mantenne vivo questo legame speciale inviando messaggi incoraggianti. In occasione dell’ostensione straordinaria virtuale della Sindone avvenuta l’11 aprile 2020, egli collegò simbolicamente il volto sofferente di Cristo sindonico ai tanti malati colpiti dalla pandemia.

Francesco scrisse: «Nel volto dell’Uomo della Sindone vediamo anche i volti dei tanti fratelli malati», offrendo conforto morale ad una comunità provata dalle difficoltà quotidiane causate dall’emergenza sanitaria globale. Milioni seguirono quell’appuntamento online pregando insieme mentre erano costretti all’isolamento domestico.

Un Papa attento alle crisi sociali

La sensibilità mostrata dal Pontefice verso problematiche economiche locali emerse nuovamente quando scrisse lettere personali agli ex dipendenti Embraco; azienda chiusa dopo anni di difficile lotte sindacali nell’hinterland torinese. Nella missiva espresse comprensione rispetto alle ansie delle famiglie rimaste senza lavoro promettendo sostegno morale continuo.

Questa attenzione costante dimostra come Papa Bergoglio considerasse fondamentale restituire dignità alle persone colpite dalle crisi occupazionali, cercando sempre modi concreti affinché nessuno fosse lasciato indietro.

Lo sguardo verso il futuro

Il rapporto fra Papa Francesco ed Torino continua a evolversi negli anni successivi; recentemente egli manifestò disponibilità a collegarsi in video conferenza con i giovani cittadini partecipanti alla Festa della Sindone del maggio prossimo, preparandosi per il Giubileo imminente. Tuttavia, tale incontro purtroppo non sarà possibile realizzare concretamente.

A distanza di anni dalla memorabile visitazione effettuata cinque anni fa, ora risuonano fortemente i messaggi trasmessi allora: attenzione rivolta soprattutto ai giovani, futuri diritti, dignità lavorativa, accoglienza dei migranti, dialogo interreligioso e vicinanza ai fragili sono valori fondamentali indicativi della guida del Cardinal Repole, scelto direttamente dal Pontefice stesso per dirigere l’arcidiocesi locale.

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