Paolo Fresu, noto trombettista sardo, offre una prospettiva unica sulla guerra in Ucraina. Attraverso la sua musica, riesce a esprimere emozioni e storie che le parole non possono catturare. La sua recente esperienza a Kiev è un racconto di resilienza e speranza, immerso nei suoni di una città che cerca di resistere nonostante il conflitto.
L’esperienza nel rifugio dell’hotel
Durante il suo soggiorno a Kiev, Fresu ha passato parte della notte nel rifugio sotterraneo dell’hotel dove alloggiava. Questo spazio improvvisato per la sicurezza era affollato da persone comuni che cercavano riparo dai raid aerei. “C’erano letti di fortuna e divani,” racconta Fresu. “Tante persone dormivano lì, abituate ormai alla situazione.” Dopo circa un’ora dall’allerta, il musicista è risalito nella hall per prepararsi al concerto previsto per quella sera.
L’atmosfera era tesa ma carica di attesa; i posti erano tutti occupati da cittadini ucraini e rappresentanti del governo locale. La musica si presentava come un mezzo per affrontare l’angoscia quotidiana generata dal conflitto. In questo contesto difficile, l’artista ha notato come le persone continuassero a vivere con una sorta di normalità apparente: ristoranti pieni anche durante gli allarmi e volti segnati dalla fatica ma determinati.
Una città segnata dalla guerra
Kiev si presenta come una città in cui coesistono vita quotidiana e paura costante. Il coprifuoco scatta ogni notte mentre gli allarmi risuonano attraverso app dedicate sul cellulare dei cittadini. Fresu osserva attentamente i comportamenti delle persone: “Mangiano al ristorante durante gli allarmi senza muoversi,” spiega il trombettista. Questa resilienza è accompagnata da una profonda rassegnazione; non passività ma un modo per affrontare l’incertezza della vita sotto attacco.
Il racconto del viaggio verso Kiev include anche momenti toccanti lungo il tragitto dalla Moldavia: funerali visibili lungo la strada ed edifici nuovi costruiti da uomini più anziani poiché i giovani sono al fronte a combattere. Questi dettagli offrono uno spaccato della realtà ucraina contemporanea dove ogni gesto sembra carico di significato simbolico.
La potenza della musica tra i giovani
Fresu ha avuto l’opportunità di incontrare studenti del Conservatorio musicale locale durante la sua permanenza nella capitale ucraina; ragazzi tra i 17 e 18 anni desiderosi d’arte e cultura nonostante le circostanze avverse che li circondano. Durante uno dei suoi concerti didattici ha suonato l’inno nazionale ucraino riarrangiato insieme al pianista Edoardo: “Si sono alzati in piedi,” ricorda emozionato Fresu.
Questo momento rappresenta molto più che semplice intrattenimento; è stata una celebrazione della vita stessa in mezzo alla devastazione causata dal conflitto armato. Per quei pochi minuti trascorsi insieme ai giovani musicisti, la musica ha trionfato sulla guerra creando un legame profondo tra artisti e pubblico.
Riflessioni finali sull’esperienza vissuta
Le parole usate da Paolo Fresu per descrivere ciò che ha visto vanno oltre semplici aggettivi o frasi fatte; parlano invece delle esperienze umane vissute dalle persone colpite dal conflitto in Ucraina: resilienza, speranza ma anche rassegnazione sono sentimenti complessi presenti nei volti degli abitanti locali.
“Due giorni non bastano certo per comprendere appieno questa realtà così intricata,” afferma Fresu dopo aver vissuto intensamente questi momenti significativi nelle strade della capitale ucraina. Domani ripartirà verso Chişinău prima di tornare finalmente in Italia portando con sé ricordi indelebili legati alle esperienze condivise con chi vive sotto pressione continua. “Portare qui un linguaggio pacifico come quello musicale è davvero importante,” conclude lui stesso sottolineando quanto possa valere questo gesto semplice ma significativo nel contesto attuale del paese martoriato dalla guerra.