Nuovi sviluppi nell'inchiesta su Equalize: Cyber-spionaggio e legami internazionali - Socialmedialife.it
L’arresto di Giulio Cornelli e altri membri di un presunto gruppo di cyber-spionaggio ha sollevato interrogativi sulla loro attività e sui possibili contatti con i servizi segreti israeliani. Le recenti rivelazioni suggeriscono che le operazioni di questo gruppo, tra cui spicca l’ex superpoliziotto Carmine Gallo, potrebbero aver coinvolto attività di monitoraggio per clienti legati a Hamas.
Nel corso dell’interrogatorio tenutosi a novembre, Giulio Cornelli ha fornito informazioni cruciali riguardo ai lavori del gruppo di via Pattari. Sembra che alcuni di questi incarichi fossero destinati a “cugini israeliani”, un termine che, nel gergo del gruppo, indicava clienti legati a servizi di intelligence. Cornelli, attualmente in misura cautelare, ha rivelato che il loro ultimo “lavoro” per i clienti israeliani si concentrava su un’azienda fornitrice di materiali per Hamas. Nonostante ciò, il 49enne ha chiarito di avere un ruolo puramente esecutivo, limitandosi a redigere report e descrivere attività di natura investigativa o commerciale, che per lui sembravano poco più che nebulose. Questo ha sollevato domande su quali fossero realmente le motivazioni e gli scopi di tali operazioni.
Cornelli ha spiegato che non aveva mai avuto chiaro il legame tra i rapporti instaurati e i servizi segreti. Ciò ha ulteriormente destato l’attenzione degli inquirenti, in quanto potrebbe suggerire un’ignoranza intenzionale su aspetti più complessi delle operazioni svolte dal gruppo. L’esperto informatico ha messo in risalto che nel 2022 gli era stata richiesta la preparazione di report riguardanti fornitori e clienti di una delle più grandi aziende petrolifere d’Italia, Eni. Ha fatto anche riferimento a nomi che hanno guadagnato notorietà nel processo Eni-Shell/Nigeria, sottolineando come il gruppo fosse alla ricerca di informazioni strategiche.
Un altro aspetto allarmante delle dichiarazioni di Cornelli è l’esistenza di un dispositivo di archiviazione, descritto come una “chiavetta”, contenente file di note e documenti relativi a vari personaggi, tra cui nomi noti per il loro coinvolgimento in atti di terrorismo e gruppi estremisti. Tra il materiale menzionato, spiccano riferimenti a Abu Omar e alle Brigate Rosse. Cornelli ha rivelato che l’intenzione era quella di creare un proprio aggregatore di dati, denominato “Beyond Internal Risk”. Questo suggerisce che il gruppo stesse cercando di avere un vantaggio competitivo sul mercato, sfruttando risorse e informazioni non convenzionali.
La descrizione di Cornelli riguardo alla mole di dati in possesso del gruppo ha ulteriormente chiarito quanto fosse complessa e stratificata la situazione. Nello specifico, ha menzionato che Calamucci, un altro degli arrestati, sosteneva di avere accesso a documentazione riservata di Gallo, che potenzialmente avrebbe potuto fornire risorse preziose per operazioni future. Tuttavia, la mancanza di altrettanta evidenza e trasparenza riguardo a tali fascicoli infonde ulteriori dubbi sulle reali capacità e competenze del gruppo.
L’inchiesta su Equalize sta rivelando una rete intrigante di attività cyber e possibili operazioni di spionaggio, con ramificazioni che si estendono oltre confini nazionali. L’emergere di tali questioni non solo solleva interrogativi etici e legali, ma pone anche l’accento sulle vulnerabilità esistenti nei sistemi di sicurezza informatica. Con le autorità che continuano a monitorare la situazione, si attende che nuove rivelazioni possano emergere, arrecando ulteriori chiarimenti su un caso che, nel suo complesso, si preannuncia ricco di sorprese e colpi di scena.