La vicenda legata all’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007, ha ripreso vigore con nuovi sviluppi da parte della Procura di Pavia. Recenti analisi hanno portato alla luce tracce di Dna sul corpo della vittima riconducibili ad Andrea Sempio, amico del fratello. L’inchiesta, precedentemente archiviata, viene ora riaperta e l’indagato sottoposto a un test del Dna. I dettagli di questo caso continuano ad essere oggetto di richieste di riapertura delle indagini.
Le nuove consulenze e il Dna ritrovato
Dopo otto anni dalla precedente archiviazione e a pochi mesi dalla fine della condanna di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi, la Procura di Pavia ha avviato ulteriori approfondimenti riguardo ad Andrea Sempio. Le recenti consulenze della difesa di Stasi offrono nuove prospettive sul caso, in particolare sul Dna maschile rinvenuto sotto le unghie della vittima. Originariamente, queste tracce erano state considerate non utilizzabili per scopi comparativi, ma la Procura ritiene ora che possano essere esaminate alla luce delle moderne tecniche scientifiche.
I consulenti di Pavia hanno osservato che uno dei cinque aplotipi di Dna trovato sulle unghie di Chiara corrisponde a quello di Andrea Sempio. Questo nuovo elemento, a detta dei pubblici ministeri, costituisce un indizio rilevante per riaprire le indagini a carico di Sempio. Tuttavia, la prima richiesta di riapertura delle indagini, presentata a fine febbraio 2024, è stata respinta dal giudice, che ha sostenuto di non riscontrare nuovi elementi significativi rispetto al materiale già valutato nel corso del processo contro Stasi.
In un secondo tentativo, la Procura ha presentato un’istanza a marzo, sottolineando che i nuovi elementi non riguardano solo il Dna, ma anche la consulenza riguardante le impronte lasciate sul luogo del delitto. Tali impronte, infatti, non erano state ancora comparate con quelle di Sempio, rendendo necessario un nuovo approfondimento investigativo.
Riapertura delle indagini e rilevanza delle impronte
La Procura di Pavia ha espresso la necessità di analizzare ulteriormente le impronte di Sempio, un procedimento mai effettuato in precedenza. La presenza di queste impronte in luoghi strategici, come il dispenser del sapone del bagno, potrebbe offrire informazioni cruciali. Nonostante le richieste della Procura, la riapertura dell’inchiesta ha incontrato diversi ostacoli legali, tanto che un provvedimento della Cassazione ha ritenuto che il giudice non avesse esaminato correttamente i presupposti per riavviare le indagini.
In attesa dell’esito del test del Dna, previsto per domani, l’attenzione rimane alta sulle modalità di raccolta e analisi delle prove presenti sulla scena del crimine. Già in passato si era sottolineato che il Dna di Sempio avrebbe potuto trovare una spiegazione non diretta: entrambi avrebbero infatti condiviso un computer nell’abitazione di Chiara. L’esiguo quantitativo di materiale genetico trovato suggerisce un contatto indiretto anziché diretto.
L’alibi di Andrea Sempio e le prove a suo favore
Dal momento dell’omicidio, avvenuto il 13 agosto 2007, Andrea Sempio ha sempre dichiarato la propria estraneità ai fatti. A supporto della sua posizione, Sempio presenta un alibi comprovato da uno scontrino di parcheggio. In aggiunta, l’analisi delle intercettazioni effettuate su cellulare e telefono di casa ha mostrato la totale assenza di elementi che possano associarlo al delitto. Queste intercettazioni hanno evidenziato che né lui né i suoi familiari avevano alcun sospetto sulla necessità di fornirne versioni concordate o nascondere particolari.
Le ultime azioni della Procura, quindi, mirano a chiarire definitivamente il ruolo di Sempio nel caso di Chiara Poggi. Mentre il test del Dna è atteso con attenzione, le indagini si concentrano sul complesso intreccio di tracce, alibi e elementi di prova che potrebbero riscrivere la storia di uno dei delitti più discussi della provincia pavese.