La situazione in Ucraina continua ad evolversi mentre Stati Uniti e Russia si preparano a nuovi colloqui per tentare di definire un piano di cessate il fuoco. Il Cremlino ha reso nota la data del prossimo incontro tra le delegazioni, fissata per lunedì 24 marzo a Riad, in Arabia Saudita. Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha specificato che si discuterà di una possibile ripresa dell’iniziativa del Mar Nero e di vari aspetti legati alla tregua. In un segnale di coordinamento, anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che nella stessa giornata si terrà una discussione tra le delegazioni ucraine e statunitensi. La tensione e le aspettative sono palpabili mentre entrambe le parti cercano di trovare un terreno comune.
Le due tavole di trattativa
Attualmente, gli Stati Uniti sembrano mantenere separati i negoziati con Kiev e Mosca. Questo approccio consente a Washington di raccogliere richieste concrete che potrebbero costituire la base per un cessate il fuoco duraturo. Le posizioni di Ucraina e Russia rimangono però nettamente distinte. L’Ucraina insiste sulla necessità di non fare concessioni sui territori occupati e ha dichiarato che la riduzione delle forze armate non è in discussione. Le garanzie di sicurezza offerte dalla NATO, eventualmente tramite l’Unione Europea, sono considerate imprescindibili. Di converso, la Russia accusa l’Ucraina di scarsa volontà di risolvere il conflitto utilizzando la diplomazia. Con il vantaggio strategico di una posizione favorevole sul campo e relazioni dirette con Washington, la Russia si sente ora nella posizione di accusare l’Ucraina di aggressività , nonostante la situazione complessa e le difficoltà logistiche.
La delegazione russa e gli sviluppi recenti
Vladimir Putin ha nominato i membri chiave della delegazione russa per i negoziati, affidando la leadership al senatore Georgy Karasin e a Sergei Beseda, consigliere del direttore dell’FSB. Durante un colloquio telefonico con Waltz, il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, è emersa la decisione di avviare consultazioni bilaterali su temi riguardanti l’Ucraina, segno di un certo grado di cooperazione tra le parti. Tuttavia, il consigliere russo per gli affari internazionali, Yuri Ushakov, ha sollevato dubbi circa il futuro delle trattative, citando precedenti accordi naufragati nel 2022. Ha rimarcato che sarebbe utile che anche i nomi dei membri della delegazione statunitense fossero resi pubblici, suggerendo che l’opacità potrebbe complicare ulteriormente il processo di dialogo.
La situazione sul campo e le dichiarazioni di Zelensky
Le ultime notizie parlano di un’intensificazione dei bombardamenti russi sull’Ucraina, con 171 droni lanciati nelle ultime 24 ore. I bersagli principali sembrano essere la regione di Sumy e Kharkiv. Fondate preoccupazioni emergono dal lato russo, poiché segnalano un aumento significativo degli attacchi, con un particolare focus su Engels, un’importante base per bombardieri strategici russi. Zelensky, da parte sua, continua sulla linea dura criticando Putin quale “millantatore” e avvertendo i leader europei contro una eccessiva fiducia nel Cremlino. Ha ribadito che le sanzioni devono rimanere in vigore fino a quando la Russia non avrà dimostrato un cambiamento reale nel suo approccio verso l’Ucraina, esigendo il risarcimento per i danni causati dalla guerra.
Il futuro incerto delle trattative
Anche se vegliando sul contenuto di future intese è fondamentale, la recente gestione dei fondi militari da parte dell’Unione Europea sta causando preoccupazione. Zelensky ha notato che il “piano Kallas“, volto a raccogliere 40 miliardi per armamenti, ha subito ritardi e i 5 miliardi previsti per l’invio immediato di munizioni non sono stati finalizzati. Il premier ucraino ha chiesto una rapidità nel mettere in atto il programma “ReArm Europe“. Dall’altra parte, Peskov ha commentato che l’intenzione di militarizzare l’Europa potrebbe essere dissonante rispetto all’obiettivo di avviare trattative pacifiche tra Stati Uniti e Russia. La mancanza di avanzamenti concreti nel dialogo lasciato dalle recenti tensioni fa crescere incertezza sul futuro delle relazioni e sulla possibilità di una risoluzione del conflitto.