Un’antologia di speranza e resistenza: poesia e guerra da Gaza

“Il volume ‘Il loro grido è la mia voce’ raccoglie poesie di giovani poeti palestinesi, testimoniando la resistenza e l’umanità in un contesto di guerra e devastazione.”
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Il volume “Il loro grido è la mia voce. Poesie da Gaza” racchiude trentadue poesie di giovani poeti palestinesi, scritte in gran parte a seguito della reazione israeliana ai tragici eventi del 7 ottobre. Questi versi raccontano una realtà devastante, dove la poesia si fa strumento di denuncia e di umanità. Pubblicato da Fazi Editore e con una prefazione dello storico israeliano Ilan Pappé, il libro sarà disponibile in libreria dall’8 aprile.

La voce della vita e della morte

L’antologia è una testimonianza preziosa di come, in tempi di crisi, le parole possano rappresentare una forma di resistenza. I poeti, molti dei quali vitali fino a poco prima di essere strappati alla vita dai bombardamenti, offrono uno sguardo interiore su una guerra che ha devastato non solo la terra, ma anche gli esseri umani.

Nel volume sono raccolte le opere di dieci autori, tra cui nomi di spicco come Susan Abulhawa, Chris Hedges, Hend Joudah, Nima Hassan e Heba Abu Nada, quest’ultima uccisa nell’ottobre 2023. Alcuni poeti hanno perso la vita in circostanze tragiche e le loro poesie, ora raccolte in questa antologia, rappresentano un ultimo canto, un testamento di speranza e resistenza in un contesto di disperazione.

Le liriche spaziano da toni diretti a immagini metaforiche, creando un contrasto tra la brutalità della guerra e la bellezza intrinseca della vita. “Le poesie esprimono in modo unico il grido di protesta e la rassegnazione alla morte,” scrive Pappé, evidenziando così l’intento di questi poeti di restituire dignità e umanità a chi vive in una cartografia di devastazione.

La poesia come atto di resistenza

Il curatore Antonio Bocchinfuso, insieme a Mario Soldaini e Leonardo Tosti, ha lavorato con passione per dare vita a quest’opera che non è soltanto un racconto della guerra, ma anche un atto di resistenza culturale. Con testi in arabo affiancati dalle traduzioni di esperti come Nabil Bey Salameh, Ginevra Bompiani ed Enrico Terrinoni, l’antologia diventa un ponte tra culture diverse, permettendo di comprendere la profonda umanità che permea le parole di questi giovani poeti.

La scrittura poetica in contesti di conflitto non è solo una testimonianza del dolore, ma diventa un veicolo di speranza e di lotta. Pappé sottolinea come la scrittura dei poeti palestinesi in condizioni di “genocidio” dimostri la loro resilienza e il loro coraggio, mantenendo intatta la loro essenza umana. La necessità di esprimere se stessi attraverso la poesia diventa una forma di salvezza, un modo per affrontare l’orrore quotidiano.

Il libro non si limita ai confini della letteratura, ma si fa veicolo di consapevolezza, volendo far sentire le voci di coloro che sono stati colpiti dalla guerra. Ogni verso diventa un atto di coraggio in un contesto dove la vita e la morte si intrecciano in modo inestricabile.

Sostegno a chi vive la guerra

Un aspetto significativo di “Il loro grido è la mia voce” è l’impegno sociale che lo accompagna. Per ogni copia venduta, vengono donati 5 euro a Emergency, un’associazione che fornisce assistenza sanitaria ai colpiti dal conflitto nella Striscia di Gaza. In questo modo, l’antologia non solo contribuisce a far conoscere la realtà palestinese, ma sostiene concretamente chi vive ogni giorno gli effetti della guerra.

La letteratura diventa così un simbolo di denuncia sociale e una fonte di sostegno tangibile, permettendo a chi legge di connettersi con una realtà che spesso viene ignorata. La forza delle parole, quindi, non risiede solo nella loro capacità di evocare immagini e sentimenti, ma anche nella possibilità di tradursi in azioni concrete.

“Il loro grido è la mia voce” emerge come un’opera fondamentale per tutti coloro che desiderano approfondire la comprensione della condizione palestinese e scoprire come la poesia possa resistere e fiorire anche nei luoghi più oscuri. Si tratta di un invito a ascoltare, comprendere e, soprattutto, a non dimenticare.

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