Una voce da Gaza: un’antologia di poesia per testimoniare la resilienza in tempi di conflitto

La raccolta di poesie “Il loro grido è la mia voce” offre una testimonianza intensa del conflitto israelo-palestinese, esprimendo dolore e resilienza attraverso le voci di giovani poeti palestinesi.
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La raccolta di poesie “Il loro grido è la mia voce” emerge come un potente strumento di testimonianza nel contesto del conflitto israelo-palestinese. In questo volume, pubblicato da Fazi Editore, vengono presentati trentadue componimenti di dieci giovani poeti palestinesi, gran parte dei quali sono stati scritti in un periodo di intensa sofferenza e violenza a Gaza, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. La prefazione dello storico israeliano Ilan Pappé arricchisce ulteriormente il testo, introducendo il lettore alla profondità di questa esperienza umana.

Il significato della poesia in un contesto di guerra

La guerra non cancella l’umanità; al contrario, la mette alla prova in modi estremi. In “Il loro grido è la mia voce“, la poesia diventa un atto di resistenza, un grido di dolore e speranza. Poeti come Hend Joudah, Nima Hassan e la compianta Heba Abu Nada, trapassano la pagina con versi che testimoniano la tragica realtà della loro esistenza. Le parole, in questo caso, non sono solo una forma d’arte, ma un significante appello all’umanità, raccontando storie di vita e morte e la fragilità della quotidianità.

Il volume, curato da Antonio Bocchinfuso, Mario Soldaini e Leonardo Tosti, presenta testi del tutto inediti e tradotti da esperti come Nabil Bey Salameh, Ginevra Bompiani ed Enrico Terrinoni. Questo aspetto della pubblicazione è fondamentale: l’uso del testo arabo affiancato dalle traduzioni conferisce una dimensione di autenticità e vicinanza alla cultura palestinese.

Le voci dei poeti: un panorama di dolore e resilienza

All’interno del volume, ogni poeta porta con sé una storia unica e imprescindibile. Ilan Pappé nel suo saggio evidenzia come le poesie oscillino tra la lucidità della denuncia e l’ineffabilità della resilienza. Poetessa come Heba Abu Nada, uccisa nel 2023, ha lasciato un testamento poetico che si erge come un inno alla vita persino di fronte alla morte imminente. Allo stesso modo, Haidar al-Ghazali e Refaat Alareer, anche loro vittime della violenza, hanno usato la scrittura come un rifugio e un mezzo di espressione in momenti di fragilità.

Fondamentale è anche la questione del contesto in cui queste poesie sono state scritte: molte sono state composte in situazioni di estrema precarietà, come rifugiati costretti ad abbandonare le loro abitazioni o in campi profughi in condizioni disumane. Questi versi sono testimonianze di una lotta continua, ma anche di una grande capacità di resistenza insita nella cultura palestinese.

L’iniziativa solidale a favore di Emergency

Un ulteriore elemento che arricchisce questa pubblicazione è l’impegno etico verso la solidarietà: per ogni copia venduta, saranno devoluti 5 euro a Emergency, l’organizzazione che fornisce assistenza sanitaria nella Striscia di Gaza. Questa iniziativa sottolinea l’importanza di unire arte e impegno sociale, richiamando l’attenzione su un tema che, purtroppo, è ancora tragicamente attuale.

La poesia, come ben evidenziato da Pappé, non è solo un’espressione artistica, ma un atto di coraggio e un modo per mantenere viva la speranza in un contesto di distruzione.Il loro grido è la mia voce” racchiude l’essenza di un popolo che, nonostante tutto, continua a sperare e resistere. La forza delle parole, in questo caso, diventa un faro in periodi bui, una luce di speranza per tutti coloro che cercano un modo per dare un senso alla propria esistenza in mezzo al conflitto.

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