Il tribunale di sorveglianza di Firenze ha recentemente respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di una donna di Prato, condannata a sei anni, cinque mesi e tredici giorni di reclusione per abusi sessuali su un minore. La decisione, comunicata il 21 febbraio 2025, ha generato un ampio dibattito pubblico, data la serietà del reato e le sue implicazioni legali.
Dettagli del caso
La donna, che a breve compirà 37 anni, è stata condannata per aver abusato di un ragazzo a cui impartiva ripetizioni per un periodo di un anno e mezzo. Da questa relazione illecita è nato anche un figlio. Nonostante il parere favorevole della procura generale, i giudici hanno considerato insufficienti le motivazioni presentate dai difensori, gli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri, per richiedere un affidamento in prova ai servizi sociali o la detenzione domiciliare. La notizia è stata riportata dal quotidiano ‘La Nazione’, che ha messo in luce la complessità della situazione legale.
Le motivazioni della richiesta
Gli avvocati della donna hanno fondato la loro richiesta sul legame con il figlio più piccolo, di meno di dieci anni, sottolineando l’importanza di garantire un ambiente familiare stabile per il suo sviluppo. Hanno argomentato che la detenzione della madre potrebbe compromettere le cure parentali necessarie per il bambino. Tuttavia, il tribunale ha concesso solo permessi premio, permettendo alla donna di incontrare psicologi e assistenti sociali, nell’ambito di un programma di sostegno per la famiglia disposto dal tribunale dei minorenni.
La situazione familiare attuale
Attualmente, i due figli della donna, di 16 e 7 anni, vivono con il marito, il quale ha riconosciuto anche il secondo bambino, il cui padre biologico è la vittima degli abusi. La coppia ha affrontato le conseguenze dello scandalo che ha colpito Prato nel 2019, mantenendo una certa stabilità nonostante le difficoltà. Ogni sabato, il marito porta i ragazzi a incontrare la madre, mentre le videochiamate settimanali rappresentano l’unico altro contatto tra loro.
Le valutazioni del tribunale
Il tribunale di sorveglianza ha descritto la donna come avente un profilo psicologico complesso, caratterizzato da tratti narcisistici. I giudici hanno notato che, pur riconoscendo di aver commesso un errore, non sembra comprendere appieno l’impatto delle sue azioni sulla vita del ragazzo. La psicologa che l’ha seguita ha evidenziato la difficoltà della donna nel prendersi responsabilità per i propri atti, descrivendo la sua percezione di essere una “vittima” della situazione.
L’avvocato Mattia Alfano ha espresso delusione per la decisione del tribunale, sottolineando l’importanza di considerare il benessere dei bambini coinvolti. Ha affermato che la legge esiste per proteggere i minori e che la richiesta di affidamento non era irragionevole. La difesa sta valutando la possibilità di presentare ricorso alla Cassazione, ritenendo che la misura di detenzione domiciliare avrebbe potuto essere applicata già a novembre, consentendo così alla madre di partecipare alla vita dei suoi figli, inclusa la recita di Natale.