La tensione commerciale tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea ha raggiunto un nuovo vertice. Il presidente americano, Donald Trump, ha annunciato il 20 marzo 2025 l’intenzione di introdurre dazi del 25% sulle importazioni dall’UE, accusando l’Unione di essere stata “creata per fregare gli Stati Uniti”. Questa dichiarazione ha provocato una reazione immediata da Bruxelles, che ha promesso una risposta decisa contro quelle che considera barriere ingiustificate al commercio libero e equo.
La reazione di Bruxelles
Il portavoce della Commissione Europea ha affermato che l’Unione non esiterà a difendere le proprie aziende, i lavoratori e i consumatori da dazi ritenuti ingiustificati. La Commissione ha avviato una revisione del Green Deal, con l’intento di semplificare le normative e ridurre la burocrazia per le imprese europee, che si trovano a fronteggiare un contesto globale sempre più competitivo, in particolare con la Cina e gli Stati Uniti. Questo processo di semplificazione è visto come un’opportunità per dare respiro alle aziende europee, attualmente alle prese con sfide senza precedenti.
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha descritto la situazione come “un’ora buia”, esprimendo preoccupazione per le possibili ripercussioni economiche derivanti da questa nuova ondata di protezionismo. La Commissione sta cercando di trovare un equilibrio tra la protezione dell’industria europea e l’impegno verso gli obiettivi climatici, mantenendo invariati i target di riduzione delle emissioni per il 2030 e il 2050.
I pacchetti di riforma
In risposta alle crescenti pressioni, l’esecutivo europeo ha presentato due pacchetti di riforma, noti come pacchetti “Omnibus”, il 19 marzo 2025. Questi pacchetti mirano a ridurre i vincoli ambientali e gli oneri di rendicontazione per le aziende, con un risparmio previsto di 6,3 miliardi di euro. Le misure sono accompagnate dal Clean Industrial Deal, un’iniziativa volta a promuovere l’industria pulita e a superare le rigidità del Green Deal.
Nonostante le modifiche proposte, i target di riduzione delle emissioni rimangono intatti. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha sottolineato che l’obiettivo è stimolare gli investimenti senza compromettere gli impegni climatici. Tuttavia, l’assenza di un chiaro impegno per un taglio della CO2 del 90% entro il 2040 ha sollevato preoccupazioni tra attivisti e esperti del settore.
Strategie per il futuro
Il commissario per l’Economia e la Semplificazione, Valdis Dombrovskis, ha evidenziato l’importanza di un approccio più flessibile per permettere alle aziende europee di competere efficacemente. Le nuove normative proposte esentano l’80% delle imprese dagli oneri di reportistica, consentendo loro di operare in modo volontario. Inoltre, la Commissione ha confermato che la tanto attesa carbon tax subirà un rinvio, passando dal 2026 al 2027, esentando i volumi inferiori a 50 tonnellate.
Il Clean Industrial Deal si propone di mobilitare 100 miliardi di euro per sostenere le produzioni verdi nell’UE, con un focus particolare sugli appalti pubblici. La Commissione sta anche lavorando per accelerare la concessione di permessi per le energie rinnovabili, puntando a un risparmio di 260 miliardi di euro entro il 2040.
Le forniture energetiche
Il commissario all’Energia, Dan Jørgensen, ha chiarito che non ci saranno cambiamenti nel regime del “price cap” sul gas e che non è prevista una ripresa delle forniture dalla Russia, anche in caso di un eventuale accordo di pace con l’Ucraina. Queste posizioni ferme riflettono la determinazione dell’Unione Europea di mantenere la propria indipendenza energetica e di affrontare le sfide globali con strategie chiare e definite.
In questo contesto di incertezze e sfide, l’Unione Europea si prepara a navigare in un panorama commerciale complesso, cercando di proteggere i propri interessi economici e di mantenere gli impegni verso la sostenibilità ambientale.