Dazi tra Usa ed Europa: impatti sull'italia e settori economici a rischio - Socialmedialife.it
Con l’intensificarsi delle azioni commerciali da parte degli Stati Uniti, le imprese e i cittadini europei devono affrontare una situazione complessa. Le nuove tariffe imposte dall’amministrazione americana possono avere effetti significativi sull’economia italiana e sulle dinamiche di mercato. Comprendere le tariffe attualmente in vigore e quelle annunciate, nonché i settori a rischio, diventa cruciale nel contesto di questo clima commerciale teso.
Il 5 marzo 2025 segna l’entrata in vigore di nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti, che includono il 25% per i prodotti importati da Messico e Canada e il 10% per le importazioni dalla Cina. Queste misure, già approvate a febbraio e poi sospese nella speranza di negoziare un accordo sui flussi di Fenatil, hanno un valore complessivo di quasi 918 miliardi di dollari di beni. Le norme non solo mirano a proteggere il mercato interno americano, ma servono anche a rispondere alle sfide poste dalle pratiche commerciali ritenute eque. L’obbiettivo principale è quello di ridurre le esportazioni illegali e garantire una competizione più leale.
Le tariffe imposte dal presidente Trump hanno un impatto diretto sulla produzione automobilistica europea, che potrebbe perdere circa 5,88 miliardi di dollari nei profitti operativi. Grandi produttori come Bmw e Mercedes fabbricano veicoli in Messico che vengono venduti negli Stati Uniti. Anche Stellantis, con sede in Europa, importa una significativa parte delle sue auto dal Canada, il che rende l’industria automobilistica europea vulnerabile alle nuove restrizioni. Ecco quindi che, in risposta, si sta discutendo sull’eventualità di trasferire parte della produzione negli Stati Uniti, ma tale operazione comporterebbe costi elevati e tempi non brevi per l’applicazione. Trasferire la produzione, infatti, potrebbe significare un sovraccarico di 3.500 euro per veicolo prodotto. Un’altra opzione per mantenere i margini di profitto sarebbe quella di aumentare il prezzo finale delle autovetture, il che potrebbe comportare un incremento di fino a 10.000 dollari per ogni unità venduta.
Il prossimo 12 marzo, il presidente Trump imporrà anche una tariffa del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio, regolamentazione che riporterà in vita una misura già attuata durante il suo primo mandato. Questo nuovo intervento è motivo di preoccupazione per l’industria italiana, che ha già subito un drastico calo nell’export di acciaio verso gli Stati Uniti, passando da 600 mila tonnellate nel 2018 a solo 200 mila nel 2024. L’adeguamento della produzione verso il mercato americano durante i precedenti dazi può aver attutito temporaneamente l’impatto, ma il ritorno delle tariffe segna un devastante cambiamento per l’economia del settore.
Con il prossimo annuncio di nuovi dazi previsto per il 2 aprile, l’attenzione si rivolge ai settori più vulnerabili come l’automotive, la chimica e la farmaceutica. L’Europa, che ha un surplus commerciale di 157 miliardi di dollari con gli Stati Uniti, beneficia molto delle esportazioni. Per l’Italia, gli Stati Uniti rappresentano il secondo partner commerciale con un surplus pari a 40 miliardi di dollari. Tuttavia, le incertezze legate all’applicazione delle tariffe rendono difficile una previsione precisa.
Situazioni analoghe hanno dimostrato che in seguito all’introduzione di tariffe si verifica una diminuzione del 10% nel commercio mondiale. Secondo esperti economici, gli effetti collaterali per l’Italia potrebbero manifestarsi nei prossimi anni, causando perdite tra i 6,8 e i 10 miliardi di euro. Alcuni analisti avvertono anche che una guerra commerciale con gli Stati Uniti potrebbe portare a una stagnazione economica per il Paese, mentre per gli Usa la prospettiva di una recessione potrebbe essere molto concreta entro un anno. In un contesto di incertezze commerciali sempre più evidenti, l’attenzione sul mercato diventa cruciale per pianificare strategie efficaci e rispondere adeguatamente alle sfide future.