Il drammatico decesso di un bambino in Egitto ha acceso un acceso dibattito sulla qualità delle cure sanitarie riservate ai turisti. L’avvocato della famiglia ha confermato che l’autopsia ha rivelato che la causa della morte di Mattia Cossettini, un bambino di nove anni, è stata un’emorragia cerebrale causata da un aneurisma, contrariamente a quanto inizialmente sostenuto dai medici egiziani, che avevano ipotizzato infezioni e tumori. Questa informazione è emersa dall’analisi condotta dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine, come riportato dall’avvocato Maria Virginia Maccari, che rappresenta i familiari del piccolo.
Il dramma di Mattia a Marsa Alam
Il 22 febbraio 2025, la famiglia Cossettini si trovava in vacanza a Marsa Alam, una nota località turistica sul Mar Rosso. Fino a quel momento, Mattia godeva di ottima salute e non mostrava alcun sintomo preoccupante. Tuttavia, durante un’escursione in barca, la situazione è rapidamente degenerata. I genitori hanno raccontato di non aver ricevuto soccorsi tempestivi e che i medici dell’ospedale governativo di Marsa Alam avevano sottovalutato le condizioni del bambino. Inizialmente, i sanitari avevano considerato varie patologie, tra cui diabete e broncopolmonite, senza prendere in considerazione l’eventualità di un aneurisma cerebrale.
La famiglia ha denunciato una grave carenza di attrezzature e competenze nella gestione delle emergenze sanitarie. Mattia è rimasto su una lettiga, in attesa di un trasferimento che non si è mai concretizzato. I genitori hanno tentato di contattare un altro ospedale, ma senza successo. Questa situazione ha messo in luce l’inefficienza del sistema sanitario locale, dove il primo ospedale attrezzato dista circa tre ore di auto.
La necessità di riforme sanitarie in Egitto
La famiglia Cossettini ha sottolineato l’urgenza di una riforma del sistema sanitario egiziano, in particolare per quanto riguarda la gestione delle emergenze. Secondo l’avvocato Maccari, un modesto investimento da parte delle strutture alberghiere potrebbe garantire un servizio sanitario adeguato. Inoltre, la creazione di un eliporto per il trasferimento di pazienti gravi potrebbe rivelarsi cruciale in situazioni critiche.
Ogni anno, circa quindici milioni di italiani visitano l’Egitto, e un terzo di questi si reca nella zona del Mar Rosso. Tuttavia, l’assenza di strutture sanitarie adeguate rappresenta un rischio significativo per la salute dei turisti. La famiglia di Mattia spera che questa tragica esperienza possa fungere da monito per migliorare i protocolli sanitari e garantire una maggiore sicurezza per tutti i visitatori.
Il peso psicologico della tragedia
La morte di Mattia ha avuto un impatto devastante sui suoi genitori, Marco e Alessandra. La loro esperienza non mette in luce solo le carenze del sistema sanitario egiziano, ma evidenzia anche il trauma psicologico che una situazione del genere può provocare. La famiglia è ancora in fase di elaborazione del lutto e cerca di comprendere come sia stato possibile che un’emergenza così grave sia stata gestita in modo così inadeguato.
Inoltre, la questione della telemedicina è emersa come una potenziale soluzione per migliorare la diagnosi e il trattamento delle emergenze sanitarie. L’uso della tecnologia potrebbe contribuire a evitare errori di refertazione e garantire un intervento più tempestivo. La famiglia di Mattia spera che la sua tragica morte possa sensibilizzare le autorità egiziane e promuovere cambiamenti significativi nel sistema sanitario, a beneficio di tutti i turisti italiani che visitano il paese.