Arezzo, 80enne condannato a 9 anni e 4 mesi per l’omicidio della moglie malata di Alzheimer

Alessandro Sacchi condannato a 9 anni e 4 mesi per l’omicidio della moglie affetta da Alzheimer, sollevando interrogativi sul supporto ai caregiver e sulla salute mentale.
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80enne di Arezzo condannato a 9 anni e 4 mesi per l'omicidio della moglie affetta da Alzheimer

L’ottantenne Alessandro Sacchi è stato condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione per l’omicidio della moglie, Serenella Mugnai, affetta da Alzheimer. Il tragico evento è avvenuto il 21 giugno 2024, all’interno della loro casa in viale Giotto ad Arezzo, dove Sacchi ha sparato un colpo di pistola alla testa della consorte. Dopo l’incidente, è stato lo stesso marito a contattare le autorità, portando così al suo arresto.

La sentenza della corte d’assise

La sentenza è stata pronunciata dalla Corte d’Assise di Arezzo, sotto la presidenza del giudice Annamaria Loprete, il 24 febbraio 2025. Durante il processo, il pubblico ministero Marco Dioni aveva richiesto una pena di 9 anni e 9 mesi, sottolineando la prevalenza delle attenuanti rispetto alle aggravanti. La Corte ha riconosciuto le attenuanti generiche, ma ha respinto la richiesta degli avvocati difensori, Stefano Sacchi e Piero Melani Graverini, di accedere alla giustizia riparativa, che prevedeva un risarcimento a favore di un’associazione impegnata nella lotta contro la violenza e la discriminazione nei confronti delle donne.

La perizia e le dichiarazioni di Sacchi

Una perizia presentata in aula ha sostenuto che Sacchi fosse incapace di intendere e di volere al momento del delitto. Gli esperti hanno evidenziato come la decisione di armarsi e sparare fosse il risultato di un accumulo di stress derivante dall’assistenza continua alla moglie, che necessitava di cure costanti. In aula, l’imputato ha rilasciato dichiarazioni spontanee, esprimendo il profondo legame che lo univa a Serenella e la sofferenza vissuta durante gli anni della malattia.

Riflessioni sul caso

Questo caso ha sollevato interrogativi sulla salute mentale e sul supporto necessario per i caregiver di persone affette da malattie degenerative. Si evidenzia così la necessità di un maggiore sostegno per le famiglie che si trovano ad affrontare situazioni simili. La condanna di Sacchi rappresenta un momento di riflessione su come la società gestisca la complessità delle malattie come l’Alzheimer e le conseguenze che possono derivare da una pressione emotiva e psicologica prolungata.

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