
Questo il tweet Nikolai Alexeyev, condannato dalla Madre Patria a pagare per “propaganda omosessuale”.
L’omosessualità è stata decriminalizzata in Russia nel 1993 ma il senso comune resta negativo nei suoi confronti. Vengono tuttora perseguitate le categorie umane identificate dalla sigla Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali) per le manifestazioni (o la propaganda) della loro sessualità.
Nel web però i confini tra le nazioni si perdono e le differenze culturali si incontrano e scontrano in una dialettica che rappresenta il tratto distintivo e la forza delle reti social.
Così l’appello di Nikolai, più corto di 142 caratteri, rimbalza su Twitter, Facebook, e sbarca su blog e press online. In pochi probabilmente parteciperanno alla colletta, ma l’eco del web è molto potente e colorandosi di mille opinioni variopinte ha facilmente sensibilizzato il mondo.
Luca Valzesi