Prima posto, poi voto

Qual è il potere persuasivo di Twitter in politica?
La strategia della “Convenzione senza muri” dei candidati repubblicani in corsa per le presidenziali negli USA è di mettere online una pagina di YouTube, con uno streaming in rotazione che mostra i messaggi dei sostenitori Romney, lo spazio per digitare tweet, e un pulsante per l’aggiunta di hashtags che i repubblicani vogliono vedere nella Trend List.
Al di fuori della campagna, tuttavia, il social media appare un po’ diverso. A giudicare dai trend di Twitter, gli utenti sono più interessati a influenzare il voto nelle MTV Music Video Awards che discutere dei potenziali candidati nella corsa presidenziale. Ma che il soggetto sia Mitt Romney contro il presidente Obama o Justin Bieber contro i One Direction, rimane la domanda: “L’attivismo sui social ha la stessa qualità persuasiva di quello televisivo?“
Zac Moffatt, direttore digitale per la campagna di Romney, ha detto che i social media stanno cominciando a mostrare il loro potere di persuasione. In una conferenza del National Journal, Moffatt ha citato questa come una differenza fondamentale tra i cicli elettorali del 2008 e del 2012. Facebook e Twitter, ha detto, sono in grado di creare un’ “enorme eco che ridefinisce il modo in cui i messaggi vengono percepiti“.
Adam Sharp, che è a capo dell’l’innovazione sociale presso Twitter, parlando allo stesso evento, ha citato ricerche che suggeriscono che alcuni gruppi di elettori hanno maggiori probabilità di essere influenzati dai tweet di un candidato che dalle loro reti personali.
“Anche se i candidati stanno investendo personale e impegno nei social media, i soldi stanno ancora andando ai media tradizionali”,
ha detto però Nicco Melo, che era webmaster per l’ex governatore del Vermont Howard Dean nel 2004 durante la sua candidatura presidenziale e che ora lavora come consulente politico e docente alla Harvard John F. Kennedy School of Government.
“Obama sta per raccogliere 500 milioni dollari dai progetti online per spenderli in TV e radio”, ha detto Melo. Egli ritiene che la gente va online “con l’intenzione di perseguire un contenuto specifico. Non si è persuadibili quando si è online”.
Il pubblico televisivo si sta rompendo e sta scomparendo, dice Melo, ma non sarà necessariamente Internet a riempire il vuoto.
I social media possono aiutare la trazione per le storie che potrebbero non interessare inizialmente la stampa. Moffatt notava infatti che la frase di Obama “non l’avete costruito voi!” (osservazione fatta in un discorso in cui ha parlato del ruolo del settore privato nello sviluppo delle infrastrutture) è stata per un po’ di giorni sotto la superficie, fino a che, grazie ai social, non è emersa come un fatto essenziale della campagna elettorale.
I repubblicani hanno poi aumentato le proporzioni della cosa suggerendo che Obama non era disposto a dare credito agli imprenditori che costruiscono nuove imprese. Sarà dunque presente un pulsante sulla pagina di YouTube che consentirà alle persone di aggiungere l’hashtag #WeBuilt ai loro tweet, con un semplice clic del mouse.
“Vedo il telaio di qualcosa di veramente interessante che potrebbe cambiare le cose nel prossimo decennio“, ha detto Melo. Per il momento, Twitter è più per addetti ai lavori e non un modo per influenzare gli elettori in gran numero.