Finti seguaci e finti amici. Il Web 2.0 mente

L’imprenditore Marco Canzolari racconta come l’80% del follower della aziende siano al soldo delle stesse.
“Con 20 dollari si posso comprare 50 mila follower e con 30 6mila mi piace su Facebook”, così l’imprenditore Marco Canzolari denuncia il fenomeno della finta grandezza aziendale sulle piattaforme social.
Certo noi siamo abituati alla compravendita dei voti nei palazzi del potere, e forse una notizia simile ci sconvolge fino a un certo punto, ma vale la pena approfondire.
«Ho pagato – racconta a Corriere.it – 20 dollari per ottenere 50 mila follower su Twitter e 30 dollari per avere 6 mila like sulla mia pagina Facebook». Cifre modeste e grandi numeri, utilissimi alle aziende che vogliono emergere e dare un’immagine di sé forte senza gli sforzi e le spese che una vera campagna di comunicazione online richiederebbe.
Utenze che vengono comprate a pacchetti di migliaia, bot che generano falsi profili istruiti a scrivere automaticamente su determinati argomenti.
È il mercato nero dei Social Network e certo chi vi si affida non può essere sicuro di farla franca. Del resto le utenze fasulle sono facili da riconoscere – biografie assenti, foto assurde, nomi illeggibili – ma ad un primo sguardo un numero di follower a quattro zeri fa un certo effetto.
Simili considerazioni fanno riflettere sul grande salto in avanti di Twitter. Se è vero, come sosteneva Twopcharts (società che monitora i tweet) che gli utenti del cinguettio sono arrivati a quota 500 milioni in febbraio 2012 (quando solo a fine 2011 si parlava di 1 milione di utenti attivi) quanti di questi non sono altro che utenze ombra create a fini commerciali?
Tommaso Lippiello