Tragedia sul Natisone: Nuove rivelazioni sul salvataggio
Emergono nuove e inquietanti informazioni riguardo alla tragica morte di tre giovani, Patrizia Cormos, Bianca Doros e Cristian Molnar, annegati nel fiume Natisone il 31 maggio 2025. L’avvocato Maurizio Stefanizzi, rappresentante delle famiglie delle vittime, ha reso pubbliche le conclusioni di una perizia che indica come un intervento tempestivo avrebbe potuto salvare i ragazzi. Secondo l’analisi, l’elicottero sarebbe potuto arrivare ai giovani in soli due minuti a testa, suggerendo che, con l’uso di un verricello e di una ciambella di salvataggio, tutti e tre avrebbero potuto essere messi in sicurezza in un intervallo di sei minuti, se l’operazione fosse stata avviata in tempo.
Dettagli della perizia
La perizia, già in possesso delle autorità e delle famiglie coinvolte, è stata redatta da un esperto del Soccorso alpino, il quale ha esaminato le manovre necessarie per il salvataggio. L’analisi ha rivelato che il tecnico di elisoccorso, presente all’aerobase di Pasian di Prato, è stato allertato con un notevole ritardo. L’esperto ha sottolineato che, basandosi sulle fotografie della scena, il salvataggio sarebbe stato possibile fino alle 14:06, momento in cui i ragazzi sono stati travolti dalle acque impetuose.
Procedure di salvataggio
Il perito ha illustrato la procedura di salvataggio, evidenziando che il giovane in acqua avrebbe potuto fungere da punto di ancoraggio per le due ragazze. Il tecnico soccorritore, calandosi con il verricello, avrebbe potuto entrare in acqua e, utilizzando la ciambella o un triangolo di evacuazione, issare una delle ragazze, chiedendo al ragazzo di mantenere la presa sull’altra. Successivamente, la stessa manovra sarebbe stata ripetuta per il secondo ragazzo e infine per il giovane rimasto in acqua.
Critiche ai protocolli di soccorso
In un’ulteriore valutazione, il perito ha considerato la possibilità che, dopo aver messo in salvo la prima ragazza, la situazione potesse diventare ancora più critica. Pertanto, non esclude che il soccorritore, in accordo con il pilota, avrebbe potuto sollevare simultaneamente la seconda ragazza, il ragazzo e se stesso. L’avvocato Stefanizzi ha criticato la rigidità dei protocolli di soccorso, definendo il sistema “legnoso e lento”. Ha espresso la speranza che il processo possa chiarire queste problematiche e contribuire a un aggiornamento delle procedure, affinché la morte dei tre giovani non sia stata vana.
Urgenza e tempistiche
Il legale ha inoltre evidenziato come il personale delle centrali operative sia stato eccessivamente concentrato sul rispetto delle procedure, perdendo di vista l’urgenza della situazione. Ha messo in discussione la definizione di un soccorso tecnico, sottolineando che in situazioni di emergenza, il tempo è un fattore cruciale. La prima chiamata al numero di emergenza 112 da parte di Patrizia Cormos è avvenuta alle 13:29, mentre il tragico evento si è consumato alle 14:10.
Indagini e analisi aggiuntive
In aggiunta alla perizia del Soccorso alpino, la relazione dei carabinieri allegata alla chiusura delle indagini della Procura di Udine include anche un’analisi della Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Bolzano. Questa ha stimato che il tempo necessario per il prelievo dei tre ragazzi, partendo dall’aerobase di Pasian di Prato, sarebbe stato di 8 minuti e 30 secondi, a condizione che l’aeromobile fosse già pronto al decollo.