Natisone: le drammatiche telefonate di Patrizia durante l’emergenza con gli amici

La drammatica telefonata di Patrizia Cormos al 112 rivela la disperazione di lei e dei suoi amici bloccati nel Natisone, avviando un’inchiesta sulle responsabilità dei soccorritori.
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La drammatica telefonata di Patrizia Cormos

“Non abbiamo molto tempo… non ce la facciamo più”. Queste parole, cariche di disperazione , sono state pronunciate da Patrizia Cormos durante una telefonata al numero di emergenza 112. In quel momento, Patrizia si trovava in una situazione critica insieme ai suoi amici Bianca Doros e Cristian Molnar, bloccati tra le acque del Natisone, che si stavano alzando rapidamente e con una forza sempre più travolgente .

La risposta dei soccorritori

Il vigile del fuoco che ha risposto alla chiamata ha cercato di rassicurarli, affermando: “Dobbiamo arrivare, eh”. Le registrazioni delle telefonate, rese pubbliche il 25 gennaio 2025 dal Tg1 , sono ora parte dell’inchiesta avviata dalla Procura di Udine per valutare eventuali responsabilità da parte dei soccorritori.

Indagini in corso

Attualmente, quattro persone sono sotto indagine nell’ambito di questa inchiesta. Le registrazioni delle telefonate sono state divulgate due giorni fa, accompagnate da un commento critico della madre di Patrizia, Michaela, riguardo all’operato dei soccorritori .

Le richieste di aiuto

La prima richiesta di aiuto da parte di Patrizia è avvenuta alle 13:29, seguita da una seconda telefonata alle 13:36, in cui la ragazza ha informato che lei e i suoi amici erano circondati dall’acqua. Nella sua ultima chiamata, effettuata alle 13:38, Patrizia ha esclamato disperatamente: “Non ce la facciamo più”. In una delle tre telefonate, la giovane è stata lasciata in attesa per sei minuti. Durante una delle conversazioni, ha chiesto l’intervento di un elicottero , l’unico mezzo che avrebbe potuto salvarli. “Abbiamo attivato anche quello”, ha risposto l’operatore dall’altra parte della linea.

I tentativi di soccorso

Nel tentativo di soccorre loro, prima dell’arrivo dell’elicottero, i vigili del fuoco presenti sul posto hanno cercato di raggiungere i tre giovani lanciando delle corde dall’alto. Un altro vigile si è tuffato in acqua, ma non è riuscito a raggiungerli a causa della violenza della corrente.

Riflessioni sulla tempestività dei soccorsi

Questa tragica vicenda ha sollevato interrogativi sull’efficacia dei soccorso e sulla tempestività delle operazioni, portando a una riflessione più ampia sulle procedure di emergenza in situazioni di crisi come quella vissuta da Patrizia e dai suoi amici.

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