Roberto De Simone, figura di spicco della cultura italiana del Novecento, è scomparso all’età di 91 anni. Compositore, musicologo e regista teatrale, ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama musicale nazionale e internazionale. La sua carriera è stata caratterizzata da una continua ricerca tra tradizione e innovazione nella musica popolare campana. De Simone ha ricoperto ruoli importanti come direttore del Conservatorio di Napoli e del Teatro San Carlo.
La vita e la formazione di Roberto De Simone
Nato a Napoli il 25 agosto 1933, Roberto De Simone si avvicina alla musica fin da giovane. Dopo aver conseguito il diploma in pianoforte e composizione presso il Conservatorio Giuseppe Verdi della sua città natale, inizia la sua carriera come clavicembalista. Tuttavia, ben presto si dedica alla ricerca filologica sulla musica colta campana del Settecento e sulle feste popolari locali. Negli anni ’70 diventa docente di Storia della Musica all’Accademia di Belle Arti.
La passione per le tradizioni musicali lo porta a fondare nel 1967 la ‘Nuova Compagnia di Canto Popolare’, un gruppo che si proponeva di rivitalizzare la canzone napoletana attraverso nuove interpretazioni. Questo progetto segna l’inizio della sua ascesa nel mondo dello spettacolo.
Le opere più celebri
Tra le sue opere più significative spicca “La gatta Cenerentola”, presentata al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1976. Quest’opera non solo ha riscosso un grande successo ma ha anche segnato una frattura con alcuni membri della ‘Nuova Compagnia’. Altre creazioni note includono “Misterio napolitano” e “L’Opera buffa del Giovedì Santo”, entrambe caratterizzate da una forte sperimentazione musicale.
Negli anni ’80 compone musiche corali per l’“Agamennone” di Eschilo ed elabora l’opera “Eleonora”, dedicata al bicentenario della rivoluzione napoletana fallita. Ha collaborato anche con artisti contemporanei come Edoardo Bennato nell’album “Non farti cadere le braccia”. Il suo lavoro è stato riconosciuto anche nei teatri internazionali; Riccardo Muti lo scelse per aprire la stagione lirica milanese con “Nabucco” nel 1986.
L’eredità culturale
Roberto De Simone non era solo un compositore ma anche un prolifico scrittore; i suoi testi esplorano favole popolari come “Racconti e storie per i 12 giorni di Natale” o “Carnevale si chiamava Vincenzo”, realizzato insieme all’antropologa Annabella Rossi. Questi lavori riflettono una profonda comprensione delle tradizioni locali mescolata a uno stile narrativo accessibile.
Secondo quanto riportato dalla Treccani, De Simone riusciva a catturare l’essenza complessa dell’identità partenopea attraverso una narrazione drammatica che mantenne viva quella vena lirica tipica del folclore napoletano.
Tributi postumi
La notizia della morte ha suscitato reazioni commosse in tutto il paese. Roberto Saviano lo ha definito “l’intellettuale napoletano più importante al mondo“. Le sue parole evidenziano quanto fosse apprezzata la sua arte: secondo Saviano, senza De Simone, Napoli non avrebbe potuto conservare così autenticamente la propria anima culturale.
Anche il sindaco Gaetano Manfredi ha espresso cordoglio: “Napoli perde un riferimento culturale che ci ha rappresentati nel mondo”. Recentemente era stato celebrato per i suoi novant’anni durante eventi speciali dedicati alla musica partenopea; tra questi spicca il concerto Natale a Napoli alla Corte di Carlo Di Borbone diretto dal figlio Alessandro De Simone.