Monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Ionio e vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), ha preso parte il 26 febbraio 2025 a una veglia di preghiera sulla spiaggia di Steccato di Cutro, in Calabria. Questa cerimonia è stata organizzata per onorare la memoria dei 94 migranti che hanno perso la vita nel tragico naufragio avvenuto due anni fa. Durante l’evento, Savino ha manifestato la sua preoccupazione per la situazione attuale dell’immigrazione, evidenziando l’importanza di affrontare la questione con umanità e dignità.
Un appello alla verità
Monsignor Savino ha aperto il suo intervento con un forte appello alla verità, affermando che la democrazia e la civiltà sono in gioco nella gestione dell’immigrazione. “È fondamentale fare chiarezza su tutte le stragi di Stato, da Lampedusa a Cutro”, ha dichiarato, sottolineando come ogni dimenticanza riguardo a queste tragedie possa trasformarsi in complicità. Il vescovo ha rimarcato che l’immigrazione non deve essere percepita come una minaccia, ma come un’opportunità per arricchire la società. Ha avvertito contro un approccio securitario che considera gli immigrati come un problema, piuttosto che come una risorsa preziosa.
Savino ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una democrazia più matura, affermando che la storia ci insegna che ogni popolo è il risultato dell’incontro tra culture diverse. Tuttavia, ha espresso la sua preoccupazione per il fatto che, nonostante queste lezioni, la società sembra ripercorrere sentieri già battuti, tornando a tempi bui. “Quando sento parlare di deportazione e vedo immagini di persone in catene, mi chiedo dove siamo arrivati”, ha detto, evidenziando la gravità della situazione attuale.
La sfida dell’integrazione
Monsignor Savino ha esortato tutti a diventare attori del cambiamento, sottolineando che la vera sfida è l’integrazione. “Gli immigrati sono nostri fratelli, amici e compagni con cui costruire una società migliore, una società dei diritti e non dell’indifferenza”, ha affermato. Ha invitato i presenti a collaborare per capovolgere la narrativa attuale, spesso caratterizzata da paura e divisione.
Il vescovo ha anche sottolineato l’importanza di un impegno collettivo per affrontare le problematiche legate all’immigrazione. Ha affermato che l’integrazione non è solo un dovere morale, ma anche una necessità per costruire un futuro più giusto e inclusivo. “Dobbiamo lavorare per una società che accolga e valorizzi le diversità”, ha concluso, invitando a un cambiamento di mentalità.
Un gesto di umanità
Rivolgendosi infine ai superstiti e ai familiari delle vittime del naufragio, Monsignor Savino ha chiesto perdono, ricordando il gesto simbolico di inginocchiarsi davanti alle bare nei giorni successivi alla tragedia. Questo atto di umiltà e rispetto ha rappresentato un momento di profonda connessione con il dolore di chi ha perso i propri cari. “Chiedo perdono per le ingiustizie subite e per la mancanza di attenzione verso le vite di queste persone”, ha affermato, sottolineando l’importanza di non dimenticare mai le vittime e di continuare a lottare per la loro memoria.
La veglia di Cutro ha rappresentato non solo un momento di commemorazione, ma anche un forte richiamo alla responsabilità collettiva di garantire dignità e giustizia per tutti, in particolare per coloro che affrontano il difficile viaggio della migrazione.