L’intelligenza artificiale di Meta, nota come Meta AI, ha sollevato preoccupazioni in Europa, tanto da spingere l’eurodeputata Veronika Cifrová Ostrihoňová a presentare un’interrogazione alla Commissione Europea. La questione riguarda la conformità della tecnologia alle normative comunitarie e le implicazioni per la privacy degli utenti. Questo sviluppo arriva in un momento in cui molti cittadini esprimono dubbi sui rischi legati all’uso dell’IA.
La posizione di Meta sulla questione
Meta ha risposto alle preoccupazioni espresse dai cittadini e dalle autorità europee sostenendo che “Meta AI è come qualsiasi altra funzionalità: alcune persone la adoreranno e la useranno, altre no”. Joshua Breckman, direttore della comunicazione internazionale di WhatsApp, ha aggiunto che esiste una versione dell’app senza il tasto dedicato a Meta AI. Gli utenti possono quindi scegliere se utilizzare o meno questa funzione.
Nonostante queste affermazioni difensive, le preoccupazioni relative alla privacy rimangono elevate. Secondo quanto dichiarato da Meta, la versione del chatbot disponibile in Europa è attualmente solo testuale e non include immagini. Inoltre, l’azienda ha assicurato che i dati degli utenti europei non sono stati utilizzati per addestrare il sistema. Tuttavia, i post negativi sui social media evidenziano una crescente sfiducia nei confronti delle politiche aziendali riguardanti i dati personali.
In risposta a queste critiche si sta sviluppando anche una campagna tra gli utenti “dissidenti”, volta a incoraggiare gli individui ad abbandonare le piattaforme di Meta per alternative considerate più sicure dal punto di vista della privacy.
Dubbi normativi sul rilascio dell’intelligenza artificiale
Il lancio di Meta AI era previsto già lo scorso anno ma era stato bloccato da “dubbi normativi” emersi dalle autorità europee competenti per la protezione dei dati personali. Queste autorità avevano espresso forti riserve sull’utilizzo dei dati degli utenti europei per addestrare modelli d’intelligenza artificiale.
In quell’occasione, Meta aveva giustificato l’importanza del suo approccio dicendo: “Se non addestriamo i nostri modelli sui contenuti pubblici condivisi dagli europei attraverso i nostri servizi”, questi non sarebbero stati capaci di comprendere adeguatamente le lingue regionali o temi rilevanti nei social media. L’azienda sosteneva che ciò avrebbe portato a risultati insoddisfacenti per gli utenti europei privandoli dei benefici derivanti dai contributi culturali locali.
La Data Protection Commission irlandese ha recentemente ribadito che ci sono ancora questioni irrisolte riguardo al rilascio del servizio nell’Unione Europea. Nonostante le rassicurazioni fornite da Meta sul fatto che il chatbot non accede ai messaggi criptati end-to-end degli utenti – potendo leggere solo quelli indirizzati direttamente al bot – permangono interrogativi su come verranno gestiti eventuali futuri sviluppi sul fronte della privacy e della sicurezza dei dati.
Reazioni delle istituzioni e futuro incerto
Le reazioni delle istituzioni comunitarie continuano ad essere attente rispetto all’impatto potenziale dell’intelligenza artificiale sulle normative vigenti in materia di protezione dei dati personali. Con l’aumento delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale nel settore digitale europeo cresce anche la necessità di garantire trasparenza ed efficienza nella gestione delle informazioni sensibili degli utenti.
Mentre si attendono ulteriormente chiarimenti dalla Commissione Europea riguardo alla conformità normativa del servizio offerto da Meta AI nel Vecchio Continente, è chiaro che questo dibattito avrà ripercussioni significative sia sul mercato tecnologico sia sulla fiducia degli utenti verso piattaforme digitalizzate sempre più pervasive nella vita quotidiana.