Magistrati in protesta con coccarde tricolori: uniti contro la riforma del governo italiano

I magistrati italiani si mobilitano contro la riforma della separazione delle carriere, organizzando eventi e uno sciopero il 5 marzo 2025 per difendere la Costituzione.
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magistrati italiani in protesta con coccarde tricolori per opporsi alla riforma del governo nel 2025

Con le coccarde tricolori ben in vista sulle loro toghe e una copia della Costituzione tra le mani, i magistrati italiani si preparano a illustrare ai cittadini le ragioni del loro deciso rifiuto alla riforma che prevede la separazione delle carriere. Questa proposta, già approvata in prima lettura alla Camera, è attualmente al vaglio della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Il 5 marzo 2025, magistrati da nord a sud incroceranno le braccia in uno sciopero definito “a difesa della Costituzione“.

La mobilitazione, indetta dall’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) lo scorso dicembre, non si limiterà a una semplice astensione dal lavoro, ma si trasformerà in un’importante occasione di dialogo con la cittadinanza. Rocco Maruotti, neosegretario generale dell’Anm, ha sottolineato che l’iniziativa intende coinvolgere attivamente i cittadini, rendendoli partecipi delle questioni legate alla giustizia.

Eventi in tutta Italia

In diverse città italiane si svolgeranno numerosi eventi e iniziative, con il culmine delle attività previsto a Roma a partire dalle 10. La giornata inizierà con un flash mob sulla scalinata della Corte di Cassazione, dove i magistrati indosseranno le coccarde tricolori e terranno in mano una copia della Carta Costituzionale. Successivamente, si trasferiranno al cinema Adriano, di fronte al palazzo della Corte, per un’assemblea pubblica aperta alla società civile. Durante l’incontro, interverranno figure di spicco come il presidente dell’Anm Cesare Parodi, il segretario Rocco Maruotti e il vicepresidente Marcello De Chiara. Tra gli ospiti, si segnala la presenza dello scrittore Gianrico Carofiglio e dell’ex presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia.

Milano parteciperà attivamente alla mobilitazione con un flash mob davanti al Palazzo di Giustizia, seguito da un’assemblea in Aula Magna. A Genova, l’evento vedrà la partecipazione di Antonio Albanese, che leggerà un testo di Piero Calamandrei. A Napoli, l’assemblea si svolgerà presso la biblioteca Tartaglione del Palazzo di Giustizia, con la presenza degli scrittori Maurizio De Giovanni e Viola Ardone. In diverse città, sono previsti eventi che coinvolgeranno anche studenti delle scuole superiori e universitari, rendendo la mobilitazione ancora più inclusiva.

Un confronto necessario

Questa mobilitazione su larga scala non potrà che intensificare il confronto con la maggioranza di governo, a meno di una settimana dall’incontro previsto con la premier Giorgia Meloni, fissato per il 5 marzo. Rocco Maruotti ha definito l’appuntamento come un’importante occasione di dialogo, sottolineando la necessità di chiarire le ragioni del dissenso rispetto alla riforma. Il segretario dell’Anm ha chiarito che i magistrati non sono nemici della nazione, ma professionisti impegnati a garantire i diritti dei cittadini.

Maruotti ha inoltre evidenziato che la separazione delle carriere non incide sullo status dei magistrati, ma rappresenta un tentativo di riscrivere una parte della Costituzione in modo discutibile. Secondo il neosegretario, le modifiche costituzionali richiederebbero un confronto più ampio e un ascolto attento delle istanze dei magistrati.

Reazioni del governo

Le dichiarazioni di Maruotti sono state prontamente respinte dal governo. Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, ha affermato che le riforme costituzionali avrebbero potuto essere discusse coinvolgendo tutte le categorie, ma ha lamentato una mancanza di risposta da parte dei magistrati. Delmastro ha assicurato che non ci sono intenzioni punitive nei confronti della magistratura e ha definito come “strumentale” l’accusa di voler sottoporre il pubblico ministero all’esecutivo.

La mobilitazione dei magistrati, quindi, si configura come un momento cruciale per il dibattito sulla giustizia in Italia, evidenziando le tensioni tra il potere giudiziario e quello esecutivo in un contesto di riforme che promettono di cambiare il volto della giustizia nel paese.

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