Luca Guadagnino porta sul grande schermo “Queer”: il desiderio e la repressione di Burroughs

Il film “Queer” di Luca Guadagnino, con Daniel Craig, esplora desiderio e identità in un viaggio emotivo tra solitudine e vulnerabilità, adattando l’opera complessa di William S. Burroughs.
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Il film “Queer”, diretto da Luca Guadagnino, è finalmente arrivato nelle sale italiane il 17 aprile, dopo decenni di attesa. L’adattamento dell’opera di William S. Burroughs esplora temi complessi come il desiderio, la solitudine e la repressione. Con un cast d’eccezione guidato da Daniel Craig nel ruolo di William Lee, il film si propone come una riflessione profonda sulla vita e le esperienze del noto scrittore.

La genesi tormentata del romanzo

“Queer” è stato un libro difficile per Burroughs, accantonato per anni a causa della paura che suscitava l’argomento dell’omosessualità e delle sue esperienze personali legate all’abuso di sostanze. Il manoscritto fu scritto tra il 1951 e il 1953 ma pubblicato solo nel 1985 dalla Viking Press. Durante questo lungo periodo, Burroughs affrontò anche eventi traumatici significativi nella sua vita personale, come l’incidente mortale che coinvolse sua moglie Joan Vollmer nel 1951.

Burroughs stesso ha descritto i suoi blocchi creativi in relazione a questo lavoro: «Sentivo un blocco, mi sentivo impossibilitato a leggerlo». Questa difficoltà non era solo artistica; era profondamente legata al dolore interiore causato dalle sue esperienze passate. Il romanzo si presenta quindi come una sorta di macchina illustrativa della repressione interiore dei personaggi mentre suggerisce che dietro questa c’è uno sconfinato desiderio.

L’adattamento cinematografico: tra erotismo e vulnerabilità

Nel film “Queer”, Daniel Craig interpreta William Lee con una performance intensa che cattura sia la vulnerabilità sia l’appeal seduttivo del personaggio. Ambientato nei gay bar di Città del Messico negli anni Cinquanta, Lee è ritratto come un espatriato americano in cerca di evasione attraverso relazioni fugaci e sostanze stupefacenti.

Guadagnino riesce a creare un’estetica visiva potente senza cadere nel voyeurismo; piuttosto invita lo spettatore ad esplorare le complessità emotive dei suoi protagonisti. La relazione tra Lee ed Eugene Allerton diventa centrale nella narrazione: inizialmente caratterizzata da resistenze reciproche dovute alla paura dell’intimità e alla pressione sociale sull’identità sessuale.

La tensione tra i due personaggi rappresenta non solo una lotta interna ma anche una ricerca disperata per superare le proprie fragilità emotive attraverso l’amore fisico. Questo contrasto viene enfatizzato dalla colonna sonora curata con attenzione dal regista stesso; brani iconici degli anni ’80 accompagnano momenti chiave della storia rendendo omaggio all’epoca in cui si svolge la vicenda.

Tematiche centrali: desiderio e identità

Il tema principale del film ruota attorno al concetto di desiderio in tutte le sue forme: dall’amore romantico alla ricerca incessante della propria identità sessuale. La frase pronunciata da Eugene«Non sono queer, sono disincarnato» — evidenzia quanto possa essere complessa l’accettazione personale quando ci si confronta con norme sociali oppressive.

Guadagnino ha dichiarato che lui e lo sceneggiatore Justin Kuritzkes hanno cercato nei testi originali indizi sul segreto nascosto dietro alle parole di Burroughs: «Il vero tema per noi era la fragilità amorosa». Entrambi i protagonisti vivono questa fragilità in modi diversi ma complementari; entrambi sembrano intrappolati nelle loro stesse esistenze mentre cercano connessioni autentiche con gli altri.

La rappresentazione visiva delle relazioni intime è audace ma mai gratuita; ogni scena viene costruita su strati emotivi profondi che rispecchiano le paure più recondite dei personaggi principali riguardo al loro posto nel mondo.

Un viaggio onirico verso l’ignoto

Una parte significativa del film si concentra su un viaggio lisergico intrapreso dai due protagonisti verso l’Ecuador alla ricerca dello yagé — una sostanza allucinogena considerata capace d’aprire porte mentali nuove ed enigmatiche. Questo segmento introduce elementi surreali ed esagerati tipici delle opere burroughiane mentre mette in luce ulteriormente i conflitti interiori dei personaggi principali durante quest’esperienza trasformativa.

L’incontro con Dr. Cotten , custode gelosa delle conoscenze botaniche locali, aggiunge ulteriore tensione narrativa al racconto già ricco d’emozioni contrastanti tra comicità nera ed orrore corporeo tipici dello stile visivo scelto dal regista italiano.

Questa avventura culmina nell’esplorazione non solo degli effetti psicotropici ma anche delle conseguenze devastanti sulle vite dei due uomini coinvolti nella spirale autodistruttiva generata dall’abuso chimico combinando momenti drammaticamente intensificati ad elementi umoristici inattesi.

Concludendo questo percorso cinematografico intenso ed evocativo su amore perduto ed autoaffermazione individuale attraverso gli occhi inquietanti della Beat Generation rappresentate magnificamente dal talento visionario dell’autore originale William S. Burroughs reinterpretati oggi sotto forma nuova grazie all’impegno creativo portatoci dal regista contemporaneo Luca Guadagnino.

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