LinkedIn parla cinese

Il Social Professionale sfida la censura e in Cina approda con una versione Beta in mandarino.
Proprio questa settimana LinkedIn ha deciso di cedere alla censura del governo cinese e ha lanciato in Cina una versione interamente in mandarino del suo Social Network Professionale, cui il servizio già nel Febbraio 2011 fu bloccato per un breve periodo, quando le autorità locali intervennero per fermare il movimento democratico chiamato la “Rivoluzione dei gelsomini”, e cancellare i riferimenti ad esso presenti in Rete.
Ci avevano già provato gli altri Social Network come Twitter, Facebook e YouTube, che sono bloccati dalla Grande Muraglia di Fuoco, un complesso sistema di censura della Rete gestito da migliaia di esperti e basato su parole chiave e interventi diretti dei censori, che scelgono i siti da bloccare. Così come Google e Yahoo che avevano provato un tempo ad espandersi nel Paese, carichi di grandi ambizioni, e che hanno dovuto cedere dopo vari scontri con le imposizioni del Governo locale sul controllo dei contenuti.
Il sito di Social Network Professionale ha osservato attentamente il mercato cinese, dove ha già quattro milioni di iscritti. In questo modo LinkedIn è entrato formalmente in Cina con una nuova piattaforma che rispetta le rigide regole della nazione sulla censura online. Il nuovo sito, che prenderà il nome di Lingying, è in lingua cinese ed è stato lanciato il 24 febbraio in concomitanza con LinkedIn, che conserva la speranza di raggiungere oltre 140 milioni di professionisti che vivono in Cina (circa il 50% in più dei suoi utenti attuali in tutto il mondo).
Una versione di LinkedIn che è integrata con i Social già esistenti, come Sina Weibo e quelli della multinazionale Tencent, dando così la possibilità agli utenti di importare in LinkedIn tutti i loro contatti, anche se manca ancora qualche funzione (come ad esempio i gruppi).
Lanciando Lingying, la società ha accettato di seguire le controverse norme della Cina sulla censura, che richiedono ai siti locali di filtrare i contenuti politicamente sensibili, con il potere sia di eliminare i messaggi degli utenti, sia di limitare ricerche o chiudendo gli account. Nonostante ciò Jeff Weiner, CEO di LinkedIn, in un post pubblicato sul social network, ha comunque tenuto a sottolineare che rimane contro la censura e a favore della libertà di espressione:
Come condizione per operare nel Paese, il Governo cinese impone una censura alle piattaforme su Internet. LinkedIn supporta fortemente la libertà di espressione e disapprova la censura del Governo. Allo stesso tempo, però, crediamo che l’assenza di LinkedIn in Cina impedisca ai professionisti cinesi di connettersi con gli altri utilizzando una piattaforma globale, limitando così l’abilità dei cittadini cinesi di approfittare di opportunità economiche e sogni che sono importanti per loro.
Saranno, quindi, attuate restrizioni del Governo sul contenuto solo nella misura richiesta. Il Network si impegna dunque ad essere trasparente su come svolge la sua attività in Cina, adottando misure estese per proteggere i diritti ed i dati dei membri.
Maria Colucci