L’imprenditoria straniera in Italia: la crescita delle aziende guidate da immigrati nel 2023

L’imprenditoria immigrata in Italia cresce significativamente, superando le 659mila aziende nel 2023, con un forte contributo delle donne e una diversificazione verso settori dinamici e competitivi.
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Il panorama imprenditoriale italiano si sta evolvendo, mostrando un significativo incremento delle aziende gestite da immigrati. Secondo il rapporto “Immigrazione e Imprenditoria 2024”, redatto dal Centro studi e ricerche Idos in collaborazione con Cna, nel 2023 le imprese condotte da imprenditori nati all’estero superano le 659mila unità, rappresentando oltre l’11% del totale delle imprese attive nel Paese. Questo trend non solo offre spunti per riflessioni sulla comunità immigrata, ma rimarca anche il contributo delle donne nel rafforzare il tessuto economico e sociale.

Un incremento significativo nel numero di aziende straniere

Nel corso degli ultimi dieci anni, il numero complessivo delle imprese italiane ha registrato una diminuzione dell’1,7%. Tuttavia, le aziende fondate da immigrati hanno visto un aumento notevole del 32,7% nel periodo analizzato. Le imprese individuali, che ammontano a 482.918, continuano a rappresentare una porzione significativa, pari al 73% del totale. Tuttavia, ciò che colpisce è l’esplosione delle società di capitale, incrementate di quasi tre volte durante lo stesso decennio. Le aziende a conduzione immigrata si dimostrano più resilienti, mantenendo una quota del 19% nel segmento delle imprese giovanili, a testimonianza di una nuova generazione di imprenditori con idee innovative e strutture ben definite. Antonio Ricci, vicepresidente di Idos, ha sottolineato questo cambiamento, evidenziando come molti imprenditori abbiano evoluto le loro attività da semplici ditte individuali a realtà aziendali complesse e strutturate, in grado di competere ed espandersi.

Settori in cui operano gli imprenditori immigrati

Le attività di commercio e edilizia continuano a dominare il panorama imprenditoriale degli immigrati, ma i dati indicano una crescente diversificazione verso settori più dinamici e competitivi. Secondo il rapporto, ci sono stati significativi investimenti in ambiti come alloggio e ristorazione e nei servizi alla persona, con una crescita del 101,6%. Allo stesso modo, i settori professionali, scientifici e tecnici sono incrementati del 56%, segnalando l’ingresso di immigrati con competenze più elevate e specializzate. Anche le aree della sanità e assistenza sociale hanno ricevuto un impulso notevole, con un aumento del 77,6%. Questo shift non solo arricchisce la diversità del mercato italiano, ma rappresenta anche una risposta alle crescenti esigenze dei cittadini, interpretando con efficacia le sfide attuali.

La diffusione delle imprese immigrate in tutto il Paese

Un altro aspetto saliente riguarda la distribuzione territoriale delle aziende guidate da immigrati. Queste realtà si stanno diffondendo in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, con il Nord Italia che continua a rappresentare il polo principale di attrazione per gli imprenditori stranieri. Le regioni di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto si confermano in cima alla lista. Tuttavia, anche il Sud Italia non rimane a guardare. La Campania, ad esempio, ha registrato una crescita del 72,8% e la Puglia del 33,8%. Le grandi città, come Roma e Milano, vengono identificate come i centri chiave per l’imprenditoria immigrata, ma anche Napoli e Caserta dimostrano che il fenomeno è in espansione a livello nazionale, suggerendo un cambiamento nella narrazione legata all’immigrazione in Italia. Luca Di Sciullo, presidente di Idos, ha ribadito l’importanza di riconoscere e valorizzare l’operato degli immigrati, evidenziando come questi contribuiscano sostanzialmente all’economia locale.

L’impatto delle imprenditrici straniere

Uno dei dati più sorprendenti del rapporto riguarda l’andamento delle imprese femminili. Mentre le aziende condotte da donne italiane subiscono una flessione del 7,3%, quelle guidate da donne nate all’estero sono aumentate del 37,8%. Nel 2023, le imprese femminili a conduzione immigrata hanno raggiunto quota 162.245. Queste donne non sono solo impiegate, ma si presentano come vere e proprie motorie di innovazione e cambiamento economico. Sono in grado di sviluppare nuovi modelli di business, contribuendo alla diversificazione e al rafforzamento dell’economia locale. Un esempio emblematico è rappresentato dalle imprenditrici ucraine, il cui numero di aziende ha visto un incremento di oltre il 60% nell’ultimo decennio. Questo trend dimostra come le sfide migratorie possano tradursi in opportunità, creando dinamiche positive per l’integrazione e lo sviluppo.

La crescita inclusiva e le prospettive future

L’analisi dei dati sembra evidenziare come il Nord Italia continui a essere un centro di sviluppo imprenditoriale, con incrementi significativi in Lombardia , Emilia-Romagna e Piemonte . Non da meno è il Sud, con la Campania che ha visto una crescita del 54,1%, segno di un fenomeno che attraversa diverse aree del Paese. Antonio Ricci ha suggerito che ci sia ancora molto da fare per integrare ulteriormente queste realtà nel tessuto economico locale, soprattutto lungo la filiera del made in Italy. La crescita dell’imprenditoria immigrata non si limita dunque a considerazioni economiche, ma porta con sé la promessa di costruire una società più coesa e inclusiva, capace di affrontare le sfide odierne e future.

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