Le Pleiadi: un laboratorio stellare per comprendere l’evoluzione degli ammassi

Uno studio del 2025 sulle Pleiadi rivela che le stelle binarie, più massicce delle singole, mostrano una distribuzione complessa influenzata dalla dinamica gravitazionale e dalla segregazione in massa.
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Le Pleiadi, uno dei più noti ammassi stellari aperti visibili nel cielo notturno, non sono solo un affascinante spettacolo celeste. Un recente studio condotto da R. Liu e collaboratori nel 2025 ha rivelato che queste stelle rappresentano un ambiente ideale per esplorare i meccanismi dinamici che governano l’evoluzione interna degli ammassi stellari. La ricerca, realizzata grazie alla collaborazione di istituti come la Chinese Academy of Sciences e l’Università di Peking, si focalizza in particolare sulla distribuzione delle stelle binarie e sull’influenza della dinamica gravitazionale all’interno del sistema.

Un ammasso giovane ma già complesso

Le Pleiadi ospitano oltre 1400 stelle e si trovano a circa 135 parsec dalla Terra, equivalenti a circa 440 anni luce. Nonostante la loro giovane età — stimata intorno ai 100 milioni di anni — presentano già segni evidenti di segregazione in massa. Questo fenomeno indica una tendenza delle stelle più massicce a concentrarsi verso il centro dell’ammasso.

Il punto centrale dello studio è rappresentato dalle stelle binarie non risolte, ovvero quelle coppie di stelle così vicine da non poter essere distinte singolarmente con strumenti ottici convenzionali. I ricercatori hanno utilizzato dati astrometrici provenienti dal catalogo Gaia DR3 insieme ai dati fotometrici del catalogo 2MASS per identificare oltre mille stelle della sequenza principale. Queste sono state classificate come singole o binarie attraverso un modelo statistico avanzato.

L’analisi ha permesso di ottenere informazioni dettagliate sulla composizione dell’ammasso e sulle interazioni tra le sue componenti principali.

Segregazione in massa e disgregazione delle binarie

I risultati dello studio indicano che le stelle binarie tendono ad essere più massicce rispetto alle loro controparti singole, confermando osservazioni precedenti effettuate da Bouy et al. nel 2015. Analizzando la distribuzione radiale delle star — cioè la loro distanza dal centro dell’ammasso — emerge una situazione complessa: le star più massicce sia singole che binarie si trovano prevalentemente nel nucleo centrale dell’ammasso.

Tuttavia, è interessante notare che le coppie binarie risultano distribuite in modo meno concentrato rispetto alle sole singole nella stessa fascia di massa. Questo suggerisce che nelle regioni centrali dell’ammasso ci siano interazioni dinamiche così intense da disgregare molte coppie binarie, specialmente quelle composte da elementi meno massicci o con legami gravitazionali deboli.

Questa osservazione offre spunti significativi sul processo noto come disgregazione dinamica delle binarie ed evidenzia il ruolo cruciale della segregazione in massa nella formazione della struttura complessiva dell’ammasso stesso.

La curva fb–R: strumento chiave nell’analisi

Un elemento fondamentale nell’analisi condotta dai ricercatori è rappresentato dalla curva fb–R, che illustra come varia la frazione di sistemi binari rispetto alla distanza dal centro dell’ammasso stesso. Il profilo osservato nelle Pleiadi presenta caratteristiche bimodali: vi è una frequenza elevata di sistemi binari sia nel nucleo centrale sia nella periferia dell’ammasso; al contrario questa frequenza diminuisce nelle zone intermedie.

Separando ulteriormente i dati tra le star a bassa massa e quelle ad alta massa emergono due effetti distintivi:

  • Le stelle meno massicce mostrano un incremento della frequenza dei sistemi binari man mano ci si allontana dal centro.
  • Le star più pesanti invece mostrano una maggiore incidenza dei sistemi binari proprio al centro; ciò accade perché queste masse maggiori tendono naturalmente a muoversi verso il nucleo durante l’evoluzione dinamica del sistema stesso.

Questo comportamento era stato anticipato anche da simulazioni numeriche precedenti condotte da Geller et al., dimostrando coerenza con quanto osservato in altri ammassi stellari come NGC 1805 nella Grande Nube di Magellano.

Origini senza necessità primordiali

I ricercatori hanno chiarito che non c’è bisogno d’immaginare una concentrazione iniziale naturale delle coppie nei nuclei delle Pleiadi per spiegare i fenomeni riscontrati nello studio attuale; gli eventi possono essere interpretati esclusivamente attraverso l’evoluzione interna del sistema stesso. Ciò include anche processi quali la formazione nuova delle coppie tramite interazioni a tre corpi e il progressivo “indurimento” dei sistemi stabili esistenti già documentati negli studi passati su questo tema specifico.