L’appello di don Mattia Ferrari sulla crisi umanitaria in Libia: scomparsi e torturati nel silenzio

Don Mattia Ferrari denuncia le gravi violazioni dei diritti umani in Libia e Tunisia, evidenziando l’urgenza di una risposta internazionale per fermare la sofferenza dei migranti e garantire giustizia.
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Un messaggio di urgenza e umanità emerge dalle parole di don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea Saving Humans. La crisi dei migranti in Libia continua a alimentare denunce di violazioni dei diritti umani, con uomini e donne scomparsi e torturati in circostanze inaccettabili. La situazione attuale evidenzia il bisogno di una risposta collettiva, non solo per i diretti interessati, ma per tutti noi.

La denuncia di arresti arbitrari in Libia

Negli ultimi giorni, i migranti hanno lanciato grida di aiuto tramite il canale X, denunciando gli arresti arbitrari che stanno avvenendo a Tripoli. Sotto la guida del premier Abdul Hamid Dbeibah, centinaia di rifugiati sono stati catturati e portati in luoghi segreti, senza possibilità di contatto con l’esterno o accesso a difese legali. Don Mattia Ferrari sottolinea che questa è una situazione estremamente seria, che colpisce non solo i migranti, ma anche i cristiani, già vulnerabili in una nazione dove la tolleranza religiosa è pressoché assente. Le violenze non si limitano a catturare i migranti; si tratta di un fenomeno sistematico che porta a torture e abusi gravi. Don Mattia richiama l’attenzione su figure come Al-Masri, accusato di crimini contro l’umanità dalla Corte penale internazionale, che continua a operare impunemente nel paese.

Un sistema di detenzione disumano

La Libia si configura come un “grande buco nero”, secondo quanto dichiarato da don Mattia. Le persone arrestate spesso scompaiono senza lasciare traccia. I campi di detenzione sono situati in condizioni terribili, dove le torture e le violenze sono all’ordine del giorno. Grazie alla collaborazione con autorità internazionali, si riesce a raccogliere informazioni su alcuni di questi luoghi, che sono stati definiti dall’Onu come “centri di orrori indicibili”. Gli scavi di fossi comuni nel deserto di Alkufra sono una testimonianza agghiacciante di queste violenze, rivelando corpi di migranti abbandonati. Don Mattia specifica che le atrocità non soltanto superano l’immaginazione, ma minacciano anche la nostra umanità. La complicità della comunità internazionale in questo contesto è altrettanto inquietante: il silenzio su queste atrocità alimenta un ciclo di indifferenza che non possiamo più tollerare.

Il ruolo della comunità internazionale e la necessità di verità

Don Mattia Ferrari non esita a criticare l’inefficacia della giustizia internazionale in Libia. Occorrerebbe un’azione ferma da parte delle autorità per fermare l’impunità dei capi delle milizie libiche. Tutte le violazioni e gli abusi restano impuniti, e le organizzazioni umanitarie denunciano da tempo questa situazione senza rispondere. La mafia locale ha infiltrato le istituzioni, creando un sistema corrotto che sfida la legalità. Senza un’adeguata risposta della comunità internazionale, i crimini continueranno indisturbati, impedendo così qualsiasi possibilità di riconciliazione e giustizia.

Violenza sistematica in Tunisia e connessioni con l’Europa

Al di là della Libia, anche la Tunisia sta affrontando problematiche simili. Le violenze contro i migranti continuano in un contesto di narrazione comune, che evidenzia come il sistema di respingimento voluto dall’Europa stia generando sofferenza e violenza. Anche in questo caso, le violazioni dei diritti dei migranti avvengono con la complicità di governi europei che si affidano a milizie locali per gestire la crisi migratoria. Molti migranti deportati nel deserto sono stati catturati dalla Garde nationale tunisina e abbandonati a loro stessi, esponendoli a gravissimi pericoli. Don Mattia evidenzia il crollo della solidarietà umana in questi contesti, in cui la paura e il cinismo prevalgono.

Le parole di don Mattia Ferrari suggeriscono un bisogno urgente di azione, affinché la comunità internazionale possa affrontare questa crisi con umanità. Mentre gli appelli continuano ad arrivare, rimane fondamentale riconoscere la responsabilità collettiva verso coloro che soffrono nelle mani di un sistema iniquo.

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