Ogni anno, il venerdì che precede il Venerdì Santo, le strade di Cantiano si riempiono delle note del Miserere. Questa tradizione, che dura da 33 anni, rappresenta un incontro significativo tra due comunità con una lunga storia comune: Gubbio e Cantiano. Nonostante quest’ultima si trovi nella provincia di Pesaro e Urbino, fa parte della Diocesi di Gubbio e condivide radici storiche risalenti al periodo medievale. Il canto del Miserere è diventato simbolo di un legame spirituale profondo tra le due località.
La nascita della tradizione
L’idea di portare il Coro del Miserere di Gubbio a Cantiano fu concepita da Monsignor Fausto Panfili, parroco della comunità per 42 anni. Iniziò la sua carriera come viceparroco all’età di 26 anni ed ebbe l’intuizione di richiamare il coro diretto dal professor Franco Salciarini per animare le celebrazioni pasquali nel borgo marchigiano. Questo gesto non solo ha riportato alla luce una pratica religiosa in via d’estinzione ma ha anche rafforzato i legami culturali tra i due paesi.
Negli anni ’90, quando molte tradizioni sembravano destinate a scomparire sotto l’influsso della modernità, Panfili decise di rinnovare lo spirito religioso locale attraverso eventi che celebrassero la Settimana Santa in modo autentico. Grazie alla sua determinazione e passione per la cultura locale, riuscì a restituire significato ai riti pasquali cantianesi.
La processione del Cristo Crocifisso
Il momento culminante delle celebrazioni è rappresentato dalla Processione del Cristo Crocifisso. Ogni anno i fedeli portano a spalla la statua fino alla Chiesa di Sant’Ubaldo, situata su una collina che sovrasta l’intero paese. Questo luogo non è solo un punto panoramico ma simboleggia anche il culmine della sofferenza e della redenzione nella narrazione cristiana.
Durante questa processione si svolge anche la Turba, una rappresentazione sacra della Passione interpretata da numerosi cantianesi. L’evento ha contribuito a far conoscere Cantiano oltre i confini regionali grazie alla partecipazione attiva dei cittadini che rivivono ogni anno questa esperienza collettiva.
Il canto del Miserere accompagna ogni passo dei partecipanti in un’atmosfera carica di emozioni; le voci maschili risuonano nel silenzio notturno evocando sentimenti profondi come dolore e speranza.
Le sfide dell’edizione 2025
Quest’anno però ci sono state difficoltà dovute ai lavori post-alluvione nel centro storico avvenuti nel 2022; infatti la Chiesa di San Nicolò non era agibile per ospitare l’inizio della processione come avviene solitamente. Tuttavia Eugubini e cantianesi hanno trovato una soluzione alternativa: si sono ritrovati presso la Chiesa della Collegiata dove il coro ha intonato nuovamente il Miserere lungo le vie storiche fino ad arrivare comunque alla Chiesa di Sant’Ubaldo.
Nonostante gli imprevisti logistici causati dai lavori in corso, lo spirito festivo non è venuto meno; anzi molti membri storici del coro ricordano ancora con affetto quelle prime edizioni dell’evento quando tutto iniziò quasi per gioco ma poi divenne qualcosa di molto più profondo per entrambe le comunità coinvolte.
Custodi delle tradizioni locali
Alla celebrazione erano presenti figure importanti come don Marco Cardoni e Maurizio Tanfulli dell’Associazione culturale La Turba insieme ai discendenti dei fondatori delle scenografie originali dell’evento sacro degli anni ’30. Quest’anno ricorre inoltre centenario dalle prime fotografie scattate durante queste manifestazioni religiose; questo anniversario offre l’opportunità ideale per riflettere sull’evoluzione sociale ed artistica degli eventi religiosi italiani negli ultimi cento anni.
La Processione prevista sabato 12 aprile vedrà ancora protagonisti personaggi in costume biblico insieme alle Confraternite locali provenienti da diverse città limitrofe come Cagli o Pergola; ciò dimostra quanto sia viva oggi questa forma espressiva popolare capace sempre più spesso d’adattarsi alle necessità contemporanee senza perdere autenticità o significatività spirituale originaria.
Un ponte fra culture
Il Miserere rappresenta dunque molto più che semplice rito liturgico: funge da collegamento vitale fra territori diversi accomunati dalla stessa fede cristiana radicata nella loro storia comune. In tempi recenti dove spesso ci si preoccupa maggiormente d’aspetti superficiali, questo evento annuale riesce ad esprimere sentimenti fortemente condivisi, mantenendo viva memoria collettiva attraverso canti antichi.
Cantiano e Gubbio continuano così ad intrecciare storie, esperienze umane, promuovendo valori universali quali solidarietà reciproca ed appartenenza. Finché ci saranno persone pronte ad unirsi nei percorsi verso Sant’Ubaldo, finché verranno intonati versi familiari nelle strade antiche; questa tradizione continuerà ad essere parte integrante delle vite quotidiane degli abitanti.