Il 2 aprile 2017, Papa Francesco visitò Carpi, in provincia di Modena, portando un messaggio di speranza e rinascita per una comunità segnata dal dramma del terremoto del 2012. In questa occasione, il Pontefice trascorse quasi otto ore nella città emiliana, accolto da circa 70mila persone. La sua presenza rappresentò un momento significativo per la popolazione locale che stava cercando di rialzarsi dalle macerie.
Un gesto inatteso e significativo
La visita del Papa fu annunciata solo un mese prima dell’evento e venne accolta con grande entusiasmo dalla comunità emiliana. Il desiderio di Francesco di recarsi a Carpi era stato comunicato durante un incontro con monsignor Francesco Cavina, allora vescovo della diocesi. Questo gesto si inseriva in una serie di visite che i Pontefici avevano compiuto in risposta al sisma che aveva colpito l’Emilia Romagna nel maggio 2012.
Papa Benedetto XVI aveva già visitato la zona pochi giorni dopo il terremoto, dimostrando così l’importanza della vicinanza della Chiesa ai fedeli in momenti difficili. La scelta del Duomo come prima tappa della visita non era casuale: proprio due settimane prima dell’arrivo del Papa, la cattedrale era stata riaperta dopo importanti lavori di restauro.
Durante l’omelia celebrata nella piazza Martiri, il Pontefice esortò i presenti a guardare oltre le difficoltà quotidiane e a non lasciarsi sopraffare dalla tristezza. Le sue parole furono cariche di incoraggiamento: “Non fugge la sofferenza”, affermò Francesco “ma non si fa imprigionare dal pessimismo”.
Un incontro diretto con le persone
Papa Francesco è noto per il suo approccio umano e diretto nei confronti dei fedeli. Durante la sua permanenza a Carpi ebbe modo di interagire personalmente con molte persone presenti alla celebrazione religiosa. Tra questi vi erano disabili venuti appositamente per pregare insieme al Santo Padre; egli si fermò anche a benedire una donna incinta.
Un momento particolarmente toccante avvenne quando decise di fermarsi lungo il percorso della Papamobile per salutare alcuni ragazzi cresimandi provenienti da Correggio. Dopo aver condiviso momenti significativi con i presenti, Papa Bergoglio pranzò presso il seminario locale dove assaporò piatti tipici come tortellini in brodo.
L’incontro tra Papa Francesco e cardinale Carlo Caffarra fu emblematico; quest’ultimo aveva recentemente espresso riserve su alcune posizioni più aperte del Papa riguardo alla famiglia. L’atmosfera cordiale tra i due prelati suggerì una ritrovata unità all’interno della Chiesa cattolica italiana.
Messaggi forti nel cuore delle macerie
Dopo aver celebrato la Messa nella piazza principale, Papa Francesco si recò anche a Mirandola – uno dei centri più colpiti dal sisma – dove visitò nuovamente luoghi simbolo delle ferite lasciate dal terremoto. Entrando nel Duomo semidiroccato pose fiori sull’altare mentre pregava per le vittime degli eventi sismici passati.
Le sue parole sul sagrato furono particolarmente incisive: riconobbe quanto fosse stato difficile affrontare le conseguenze materiali ed emotive del sisma ma invitò tutti ad avere coraggio nell’affrontarle quotidianamente: “Le cicatrici rimarranno”, disse ai presenti “e guardandole abbiate sempre forza d’animo”.
Francesco sottolineò l’importanza dello spirito resiliente degli emiliani invitandoli a continuare sulla strada della ricostruzione sia materiale che interiore.
Un saluto finale carico d’emozione
Prima della partenza verso Roma in elicottero, Papa Francesco fece tappa presso San Giacomo Roncole dove incontrò i Rulli Frulli – una band composta da ragazzi diversamente abili – simbolo luminoso dell’inclusione sociale nella comunità locale. Il loro concerto fu accolto calorosamente dal Pontefice che mostrò apprezzamento alzando pollice verso l’alto mentre riceveva una maglietta iconica indossata dai membri del gruppo musicale.
Quella giornata rimase impressa nei cuori dei partecipanti come un gesto tangibile d’amore e solidarietà da parte del Santo Padre verso chi viveva situazioni difficili ma continuava ad affrontarle con dignità e determinazione.
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