La scienza europea chiede un cambio di rotta: meno armi e più energie rinnovabili

Il rapporto dell’EASAC evidenzia la vulnerabilità energetica dell’Europa e l’importanza di rafforzare il Green Deal, invitando a una transizione verso fonti rinnovabili per garantire sicurezza e sostenibilità.
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Un nuovo rapporto presentato dall’EASAC, il comitato delle accademie scientifiche europee, sottolinea l’importanza della sicurezza energetica per garantire la stabilità del continente. Il documento, redatto da 27 esperti, evidenzia come la dipendenza dai combustibili fossili importati rappresenti una minaccia significativa per l’Europa. In un contesto in cui si discute dell’abbandono del Green Deal da parte del governo italiano, il rapporto invita i politici a rafforzare gli obiettivi di sostenibilità.

L’importanza della sicurezza energetica

William Gillett, direttore del programma energetico dell’EASAC, ha affermato che “non c’è sicurezza senza sicurezza energetica”. Questo concetto è al centro del rapporto “Sicurezza delle forniture energetiche sostenibili”, che analizza le vulnerabilità dell’Europa legate alla sua attuale dipendenza dai combustibili fossili. Secondo gli esperti, questa situazione espone il continente a ricatti geopolitici e lo rende economicamente fragile.

Il documento mette in evidenza come l’armamento dell’energia da parte di regimi autocratici stia compromettendo la competitività delle industrie europee e spingendo milioni di famiglie verso la povertà energetica. Gli scienziati avvertono che continuare su questa strada potrebbe avere conseguenze disastrose sia sul piano economico che sociale.

Appello al rafforzamento del Green Deal

Il rapporto rappresenta un chiaro appello ai leader politici europei affinché sostengano con maggiore determinazione gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo. Questo arriva proprio nel momento in cui alcune forze politiche italiane chiedono una revisione o addirittura un abbandono della strategia verde in risposta alle pressioni esterne sui dazi commerciali.

Le raccomandazioni degli esperti sono supportate da dati concreti e mirano a dimostrare che una transizione ben gestita verso fonti rinnovabili non solo migliorerà la sicurezza energetica ma contribuirà anche alla creazione di posti di lavoro e alla crescita economica interna. Paula Kivimaa, co-presidente del gruppo di lavoro EASAC, ha sottolineato come ogni investimento nell’energia sostenibile rappresenti un passo verso una maggiore autonomia europea.

Raccomandazioni per una transizione efficace

Il documento presenta diverse raccomandazioni pratiche per affrontare le sfide attuali nel settore energetico europeo:

  • Efficienza Energetica: Promuovere pratiche di efficienza energetica e economia circolare può ridurre significativamente la domanda complessiva d’energia.

  • Decarbonizzazione: Abbandonare i combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili è fondamentale per diminuire le vulnerabilità economiche legate all’importazione dei carburanti tradizionali.

  • Sistemi Decentralizzati: Sviluppare sistemi energetici decentralizzati può aumentare la resilienza locale contro sabotaggi o eventi climatici estremi.

  • Produzione Tecnologica Locale: Espandere la produzione interna di tecnologie chiave come celle solari e turbine eoliche non solo migliora l’autosufficienza ma stimola anche l’economia locale creando nuovi posti di lavoro.

Inoltre viene sottolineata l’importanza della cybersecurity nel settore energia per proteggere le infrastrutture critiche dagli attacchi informatici sempre più frequenti.

Verso un sistema elettrico integrato

La transizione verso fonti rinnovabili richiede cambiamenti significativi nelle infrastrutture esistenti. Gli scienziati suggeriscono:

  • Creazione di partnership lungo tutta la catena produttiva delle tecnologie verdi.

  • Garantire forniture affidabili dei materiali necessari alla produzione tecnologica come litio e cobalto.

  • Investimenti nelle reti elettriche devono essere prioritari; ciò include lo sviluppo dello stoccaggio dell’energia ed interconnettori tra paesi membri.

  • Integrare i mercati nazionali per ottimizzare costi ed efficienza nella distribuzione dell’energia prodotta localmente.

Nonostante il valore scientifico del rapporto redatto dai 27 esperti provenienti dalle accademie nazionali europee, risalta l’assenza ingegnosa della partecipazione italiana nella stesura dello stesso documentario; questo ha suscitato interrogativi sulla rappresentatività degli interessi italiani all’interno dei dibattiti sulla politica ambientale europea.