La risurrezione: una realtà da sperimentare nel presente secondo gli esercizi spirituali di quaresima

Durante la settimana di Esercizi Spirituali di Quaresima alla Curia Romana, un momento significativo è rappresentato dalle meditazioni del cappuccino che sta guidando il percorso. Questi insegnamenti offrono riflessioni sui temi di fede, vita e morte, ponendo al centro dell’attenzione la potenza della risurrezione, che non è un concetto relegato all’aldilà, ma una dimensione da vivere qui e ora. Nella sua quinta meditazione, il religioso ha invitato i partecipanti a considerare come le sofferenze e le ferite possano essere affidate a Cristo, piuttosto che ricercando sollievo in falsi idoli.

La vita eterna comincia qui

Secondo il cappuccino, la vera sfida del nostro cammino spirituale non consiste solo nell’affrontare la morte, ma nel comprendere che la vita eterna è già accessibile durante il nostro soggiorno terrestre. È facile, ogni giorno, cadere nella trappola di pensare che le categorie di vivi e morti siano limitate a chi respira e chi non lo fa. La narrazione del Vangelo di Giovanni sulla risurrezione di Lazzaro invita a riflettere sul fatto che la vera morte non riguarda solo l’assenza di vita fisica; esiste quella condizione di morte spirituale, in cui una persona è bloccata da emozioni come la paura o la vergogna.

Lazzaro, avvolto in bende che ne limitano il movimento, diventa una metafora per chiunque si trovi intrappolato in schemi che soffocano la libertà interiore. Il messaggio chiaro è che il contatto con Cristo è quello che può restituire vita. È questa liberazione dal peso dei condizionamenti esterni che permette di abbracciare la piena libertà nella fede.

Affrontare la sofferenza con fede

L’incontro tra Marta, Maria e Gesù dopo la morte di Lazzaro rivela un altro aspetto del cammino di fede. Marta e Maria esprimono una fede condizionata: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto” . Questo pensiero riflette un’idea di Dio come entità che dovrebbe sempre intervenire per assolvere dall’esperienza del dolore. Tuttavia, Cristo non è venuto per eliminare la sofferenza, ma per offrirle un significato trasformativo: “Io sono la risurrezione e la vita” . Qui la questione centrale non è tanto la mortalità, quanto la qualità della vita che si sta vivendo, ribadendo la necessità di una fiducia attiva in Cristo.

L’emorroissa: un esempio di fede e ricerca di guarigione

Un altro potente esempio proposto durante le meditazioni riguarda l’emorroissa, una donna afflitta da una malattia per dodici anni, che con coraggio si avvicina a Gesù per cercare guarigione . La situazione dell’emorroissa simboleggia un istinto comune: la ricerca di rimedi a sofferenze e malesseri, spesso rifugiandosi in falsi idoli che non apportano reale sollievo. La lezione qui è chiara: la vera guarigione non è solo fisica, ma implica anche un processo interiore di apertura e accettazione.

Quando Gesù le dice: “Figlia, la tua fede ti ha salvata” , si evidenzia che la salvezza non è un intervento esterno, ma la conseguenza di un cuore che si apre alla presenza divina. Quest’idea trova applicazione anche in esperienze di confessione e riconciliazione, dove il quando si compie un atto formale, è cruciale che al contempo ci sia una riattivazione della fiducia in un Dio che vuole vederci veramente vivi.

Riflessioni finali sul cammino spirituale

Le storie di Lazzaro e dell’emorroissa pongono interrogativi profondi sulla nostra esistenza. Siamo esseri già morenti che attendono la fine o viventi che iniziano a vivere l’esperienza della risurrezione? La vita eterna, come sottolineato dal cappuccino, non è un premio riservato a un futuro lontano, ma una realtà che possiamo decidere di abbracciare sin da ora, sviluppando un’esistenza di libertà, speranza e fiducia in Dio. La pratica della fede, in questo contesto, risulta essere un cammino attivo verso una autenticità esistenziale che trascende la semplice sopravvivenza.

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