La proposta di riforma del premierato in Italia: il libro di Pier Paolo Gratton analizza i rischi e le alternative

Il dibattito sulla riforma del premierato in Italia, sostenuta da Giorgia Meloni, solleva preoccupazioni sulla modifica della Costituzione e invita a riflessioni critiche sul futuro della democrazia italiana.
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Un tema scottante torna alla ribalta in Italia: la riforma del premierato, sostenuta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Con il possesso della sua proposta, ci si appresta a modificare alcuni articoli della Costituzione. Tuttavia, il libro “Perché no. Contrastare il premierato, riformare la Costituzione” dell’autore Pier Paolo Gratton mette in evidenza i rischi di tale decisione, invitando a riflessioni più ampie sulla Carta Costituzionale italiana.

I dettagli della riforma del premierato

La riforma proposta dal governo di centrodestra si basa su modifiche a quattro articoli specifici della Costituzione, vale a dire l’articolo 59, 88, 92 e 94. Queste modifiche sono destinate a ridefinire il potere esecutivo e il rapporto di questo con le altre istituzioni. La presidente Meloni ha manifestato la volontà di procedere rapidamente: secondo le previsioni, questa riforma potrebbe giungere in Parlamento tra il 2026 e il 2027, accompagnata dall’immancabile referendum confermativo che coinvolgerà gli elettori. La questione suscita dibattiti accesi nel panorama politico nazionale, dividendo opinioni e punti di vista.

La critica di Pier Paolo Gratton

Nel suo libro, Gratton esprime una chiara contrarietà alla proposta di riforma, etichettandola come un potenziale “sfregio” a una Costituzione che, a suo avviso, ha il compito primario di tutelare i diritti dei cittadini italiani. L’autore propone un’alternativa radicale: l’istituzione di una nuova Costituente, capace di ripensare in modo complessivo e organico le questioni fondamentali del diritto costituzionale italiano. Attraverso i suoi scritti, pubblicati dal 2023 al 2025 sul quotidiano Messaggero Veneto, l’autore analizza in dettaglio non solo le origini del progetto di riforma del governo, ma anche le problematiche delle riforme avvenute in precedenza, quelle realizzate da D’Alema, Berlusconi e Renzi.

La Costituzione: un progetto collettivo

Gratton non manca di ricordare che la Costituzione Italiana è frutto di un lavoro collettivo che ha visto il contributo di esperti e politici di diverse fedi. Questo processo ha richiesto tempo e compromessi, un elemento che, a parere dell’autore, viene messo a rischio da vere e proprie trasformazioni rapide e poco ponderate. Propone, quindi, un ripensamento serio delle modalità con cui si approcciano le modifiche alla Carta. Secondo l’autore, non è auspicabile concludere un simile processo meramente con passaggi parlamentari. Al contrario, una nuova Costituente è necessaria per garantire che le modifiche siano veramente rappresentative.

L’idea di stabilità e centralità del Parlamento

Gratton offre alternative che non stravolgono la Costituzione, ma che potrebbero garantire maggiore stabilità ai governi. Sottolinea che la vera stabilità deve provenire dalla volontà popolare, espressa attraverso le elezioni. Il voto del 2022 ha dato una netta maggioranza al centrodestra e, secondo Gratton, questa fiducia non dovrebbe mai essere tradita modificando strutturalmente la Costituzione. La centralità del Parlamento deve rimanere un faro di riferimento, un concetto che oggi sembra essere in discussione. Secondo molte voci all’interno dell’istituzione, il Parlamento è percepito come uno strumento di ratifica di decisioni già prese altrove. Per Gratton, questo non è solo un punto di vista, ma una realtà che va affrontata con serietà.

Il dibattito sulla riforma del premierato rappresenta un momento cruciale per il futuro della politica italiana e la salvaguardia dei principi stabiliti nella Costituzione. Le posizioni divergenti offrono spunti di riflessione profondi sulla necessità o meno di modifiche in profondità alla Carta.

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