Armanda Colusso, madre di Alberto Trentini, il cooperante italiano detenuto a Caracas dal 15 novembre 2024, ha scritto una seconda lettera alla premier Giorgia Meloni. Nella missiva, Armanda esprime il desiderio di incontrare la presidente del Consiglio per condividere le sue preoccupazioni e speranze come madre. Nonostante l’intensa mobilitazione popolare e il supporto di diverse istituzioni, la famiglia non ha ancora ricevuto risposte concrete dalle autorità italiane.
L’appello alla premier
La situazione di Alberto Trentini continua a destare preoccupazione in Italia. Figlio unico e con un padre affetto da gravi problemi di salute, Armanda Colusso ha deciso di rompere il silenzio che aveva caratterizzato i primi mesi della vicenda. A gennaio scorso ha iniziato a farsi sentire pubblicamente, chiedendo aiuto alle istituzioni italiane per riportare a casa suo figlio. Accanto alla famiglia si sono schierati diversi esperti legali e associazioni: l’avvocato Alessandra Ballerini è stata coinvolta fin dall’inizio della crisi; è nota per aver seguito casi complessi come quello di Giulio Regeni.
Il sostegno popolare è stato ampio e variegato: molti comuni italiani hanno esposto striscioni con la scritta “Alberto libero”, inclusi Venezia e altre città come Bologna e Firenze. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è attivato subito dopo aver appreso dell’arresto, contattando Armanda per offrirle sostegno morale da parte dello Stato italiano. Tuttavia, nonostante questi gesti iniziali di solidarietà da parte delle istituzioni, le aspettative della famiglia rimangono insoddisfatte.
La telefonata di Mattarella
Armanda Colusso ha lamentato l’assenza totale di comunicazioni ufficiali dalla premier Meloni durante questi mesi critici. Ha sottolineato che anche se altri membri del governo hanno mostrato interesse nella questione—come il vicepremier Antonio Tajani—la mancanza d’attenzione diretta da parte della presidente del Consiglio pesa sulla sua già difficile situazione emotiva.
Tajani ha contattato telefonicamente Armanda lo scorso marzo ed è intervenuto al G7 chiedendo la liberazione dei detenuti in Venezuela tra cui Alberto Trentini. Anche Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha dichiarato che il governo sta lavorando attivamente su questa questione complessa ma non specifica quali passi concreti siano stati intrapresi fino ad ora.
Nonostante gli sforzi esterni delle autorità italiane nel tentativo d’intervenire nella situazione carceraria venezuelana—che appare complicata—Armanda continua a sentirsi abbandonata dalle istituzioni nazionali riguardo al destino del figlio.
Iniziative popolari in corso
La mobilitazione sociale intorno al caso Trentini non accenna a diminuire; anzi cresce giorno dopo giorno attraverso varie forme d’attivismo pubblico. Durante un recente flash mob tenutosi in campo Santa Margherita a Venezia, Armanda ha ribadito quanto sia cruciale mantenere alta l’attenzione sulla vicenda familiare mentre continuano le attività organizzate dai sostenitori.
Tra queste iniziative spicca una raccolta firme online che fino ad oggi conta oltre 93mila adesioni sulla piattaforma www.change.org; questo dimostra quanto sia forte la richiesta collettiva per ottenere giustizia nel caso dell’arresto ingiustificabile del cooperante italiano. Inoltre si stanno organizzando eventi simbolici come un corteo acqueo previsto domenica prossima davanti alla Salute: i partecipanti utilizzeranno barche tradizionali veneziane chiamate “alza remi” per richiamare l’attenzione sul tema della libertà personale e dei diritti umani violati nel caso specifico.
In questo clima teso ma determinato dalla comunità locale e dai sostenitori sparsi nel paese intero emerge chiaramente una volontà collettiva affinché venga fatta luce su questa delicata situazione che coinvolge direttamente uno dei loro concittadini all’estero.