L’attuale conflitto commerciale tra Stati Uniti ed Europa sta generando ripercussioni significative a livello globale. Dati i recenti sviluppi, compresi i dazi del 25% su acciaio e alluminio imposti da Washington, sia l’Unione Europea che il Canada hanno intrapreso misure di ritorsione. In questo clima teso, la Cina ha espresso minacce di contromisure. Le Borse, inizialmente preoccupate, mostrano segnali di ripresa, tranne Wall Street, la quale continua a mostrare performance contrastanti. La preoccupazione crescente è accompagnata da segnali di ottimismo con la frenata dell’inflazione negli Usa e rassicurazioni da parte del presidente statunitense.
Le reazioni dell’Unione Europea
Dopo l’applicazione dei dazi americani, Bruxelles ha annunciato una serie di “contromisure” che raggiungono un valore fino a 26 miliardi di euro, mirate a beni americani. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha definito tali tariffe americane come “tasse” che danneggiano sia le imprese che i consumatori europei. Ha sottolineato come queste misure di ritorsione non solo includeranno dazi su prodotti come whisky bourbon e jeans, ma si estenderanno a una vasta gamma di beni, tra cui l’acciaio e prodotti agricoli come pollame e frutti di mare.
La Commissione intende anche riconsiderare precedenti sospensioni di dazi su alcuni prodotti statunitensi, segnando un cambio di rotta significativo rispetto agli accordi raggiunti in passato. Le nuove misure, previste per entrare in vigore il primo aprile e a metà aprile, saranno studiate attentamente per ridurre l’impatto sull’economia europea in generale. Sono già in fase di elaborazione nuove politiche di protezione economica per sostenere i settori più colpiti dagli effetti dei dazi americani.
Le contromisure del Canada
In Canada, il governo ha annunciato l’introduzione di dazi su prodotti americani per un valore di circa 20,7 miliardi di dollari canadesi. La risposta del governo canadese, guidato dal premier in pectore Mark Carney, prevede tariffe su prodotti non solo in acciaio e alluminio, ma anche su attrezzature sportive e computer. Queste misure rappresentano un’affermazione della sovranità canadese e una reazione diretta alle politiche commerciali di Trump. Il ministro delle Finanze canadese, Dominic Leblanc, ha chiarito come le tariffe siano una misura necessaria in risposta a decisioni ritenute ingiustificate dall’amministrazione americana.
In aggiunta a queste misure commerciali, anche le regole di soggiorno per i viaggiatori statunitensi sono state irrigidite. Le nuove leggi richiedono registrazione e forniture di impronte digitali per chi soggiorna per più di 30 giorni negli Stati Uniti, segnando un significativo cambiamento nelle politiche d’immigrazione tra i due paesi.
Le posizioni della Cina e del Regno Unito
La Cina ha manifestato la sua volontà di rispondere con fermezza ai dazi statunitensi, promettendo di proteggere i propri interessi nazionali. Le autorità cinesi hanno dichiarato che si riservano il diritto di adottare tutte le misure necessarie. Ciò preannuncia un possibile inasprimento del confronto commerciale, con le conseguenze che potrebbero estendersi oltre le regioni direttamente coinvolte.
Anche il Regno Unito ha espresso delusione per l’imposizione dei dazi da parte degli Stati Uniti. Il premier Keir Starmer ha affermato che il Regno Unito sta cercando di concentrarsi su un accordo commerciale post-Brexit con Washington, mantenendo tutte le opzioni aperte. Nonostante la delusione, il governo britannico ha adottato un approccio cauto, sottolineando l’importanza di mantenerlo pragmatico e orientato al dialogo, piuttosto che a misure punitive immediate.
Le prospettive future e la necessità di dialogo commerciale
Le autorità europee e i leader mondiali stanno cercando strade per evitare l’escalation delle tensioni commerciali. Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha espresso l’importanza di costruire relazioni commerciali più forti piuttosto che impantanarsi nelle guerre tariffarie. Ha sottolineato come aumentare i dazi non favorisca le esportazioni, ma crei solo nuove burdens fiscali per il consumatore e complicazioni per le imprese.
Il messaggio comune tra diversi leader è chiaro: il dialogo deve rimanere una priorità per risolvere le divergenze commerciali. È nelle mani delle nazioni coinvolte trovare un terreno d’intesa che possa alleviare le pressioni commerciali e promuovere relazioni più equilibrate e reciprocamente vantaggiose.