Il contesto globale sta attraversando una fase critica, con un numero crescente di conflitti e crisi che mettono a dura prova le democrazie liberali. La relazione annuale dell’intelligence italiana al Parlamento, presentata in mattinata, rivela un quadro preoccupante: oltre 50 conflitti attivi e un notevole aumento degli attentati jihadisti in Europa, che hanno visto ben 12 attacchi nel 2024, raddoppiando il numero rispetto all’anno precedente. L’Italia, nel mirino delle organizzazioni jihadiste, deve affrontare nuove sfide legate anche alla guerra in Ucraina, dove la Russia sta guadagnando terreno.
Il risveglio del jihadismo in Europa
Un elemento centrale nella relazione dell’intelligence è il risveglio dell’estremismo jihadista, alimentato da violenti conflitti come quello tra Hamas e Israele. Al Qaida e Daesh hanno utilizzato la crisi mediorientale per colpire la sensibilità dei giovani europei, anche di quelli più giovani, spesso privi di legami diretti con le organizzazioni terroristiche. Attraverso una propaganda studiata, molti ragazzi sono stati spinti a compiere attacchi, spesso con armi bianche, ma anche con armi da fuoco e ordigni esplosivi. A preoccupare è l’età degli autori di questi atti, prevalentemente sotto i trent’anni, con la presenza di minorenni tra gli attentatori.
I servizi segnalano che l’Italia continua a essere al centro dell’attenzione da parte dei gruppi jihadisti, principalmente per il suo ruolo significativo nel mondo cristiano. La presenza di luoghi simbolo della cultura occidentale e l’impegno nella coalizione anti-Daesh rendono il Paese un bersaglio interessante. Tuttavia, il web gioca un ruolo cruciale sia per la propaganda sia per la radicalizzazione degli individui. Le forze di sicurezza italiane sono in allerta anche a causa della presenza di cittadini provenienti da regioni come il centro-Asia e il Caucaso, con legami diretti con l’Isis.
Un ulteriore fattore di rischio si configura nel crescente contatto tra gruppi di estrema destra e quella jihadista, suggerendo l’emergere di dinamiche pericolose che possono compromettere ulteriormente la sicurezza.
L’evoluzione del conflitto Russia-Ucraina
La relazione dell’intelligence fa luce anche sulla continua escalation del conflitto in Ucraina, giunto al suo terzo anno. Le forze russe hanno preso l’iniziativa, riuscendo a conquistare sei volte più territorio nel 2024 rispetto all’anno precedente. Questo progresso territoriale, tuttavia, avviene a un costo tremendo. Le perdite russe sono stimate in oltre mille uomini al giorno, tra morti e feriti, il che solleva delle domande sulla sostenibilità di una simile offensiva.
D’altro canto, l’Ucraina si trova a fronteggiare serie difficoltà nel reclutamento e nell’addestramento di nuove truppe. Le carenze nel rifornimento di munizioni e l’incapacità di mantenere linee difensive solide, specialmente nel Donbass, hanno complicato ulteriormente la situazione per Kiev.
Nel contesto della guerra, il Cremlino non si limita a operazioni di tipo tradizionale, ma sta intensificando anche attività di guerra ibrida, caratterizzate da attacchi di sabotaggio e violenze dirette contro Stati occidentali. Secondo le agenzie di intelligence, questi attacchi sono parte di una strategia ben precisa per influenzare le opinioni pubbliche in Europa e delegittimare i governi che supportano l’Ucraina.
Disinformazione e propaganda: l’ombra della Russia
La lotta alla disinformazione si inserisce in questo quadro complesso. Sebbene nel 2024 non siano stati registrati atti di violenza russa in Italia, il Paese è stato oggetto di una vasta campagna di manipolazione informativa, principalmente proveniente da Mosca. Questa strategia ha l’obiettivo di polarizzare l’opinione pubblica occidentale, indirizzandola verso posizioni più favorevoli alle potenze emergenti come la Cina e i Brics.
L’intelligence italiana ha identificato un aumento significativo di falsità e notizie distorte, alimentando un clima di incertezza. La crescita della disinformazione rappresenta un nuovo campo di battaglia, dove le emergenze globali trovano terreno fertile per il proliferarsi di narrative divisive.
La relazione dell’intelligence, quindi, non solo mette in luce le minacce imminenti e il deterioramento della sicurezza globale, ma serve anche come allerta sulle responsabilità condivise nella lotta contro la radicalizzazione e la manipolazione dell’informazione. La sicurezza dei cittadini italiani e la stabilità dell’intero continente dipendono dalla capacità di affrontare queste problematiche con determinazione e coesione.