Javier Cercas, scrittore spagnolo noto per le sue opere incisive, ha recentemente presentato il suo ultimo romanzo “Il folle di Dio alla fine del mondo”. Durante l’evento, tenutosi all’Auditorium Parco della musica di Roma, l’autore ha discusso della sua visione sul cristianesimo e sulla critica che papa Francesco rivolge al costantinismo. Questo concetto si riferisce all’unione tra potere politico e religione, considerata da Bergoglio una catastrofe per la Chiesa. L’opera è stata presentata in dialogo con Aldo Cazzullo e Sabina Minardi nell’ambito delle Anteprime di Letterature festival internazionale.
La critica al costantinismo
Cercas ha esordito parlando dell’affermazione provocatoria di papa Francesco: “Il cristianesimo o è sovversivo oppure non è”. Questa affermazione mette in evidenza come la Chiesa debba mantenere una certa distanza dal potere politico per rimanere autentica. Secondo Bergoglio, l’associazione tra religione e politica rappresenta un difetto letale che compromette i valori fondamentali del cristianesimo. L’autore sottolinea come questa visione sia centrale nel suo romanzo, dove esplora le contraddizioni della fede attraverso una narrazione personale.
Nel 2023, Cercas ha avuto l’opportunità unica di viaggiare in Mongolia con papa Francesco. Questa esperienza ha influenzato profondamente il suo lavoro letterario ed è diventata fonte d’ispirazione per il libro appena pubblicato. Il viaggio non solo gli ha permesso di osservare da vicino le dinamiche ecclesiali ma anche di riflettere su questioni esistenziali legate alla fede.
Un viaggio interiore tra realtà e finzione
“Il folle di Dio alla fine del mondo” si presenta come un’opera ibrida: un mix tra saggio autobiografico e cronaca che affronta temi complessi legati al cristianesimo contemporaneo. Cercas descrive se stesso come “il pazzo senza Dio”, paragonandosi a Nietzsche nella sua celebre affermazione “Dio è morto”. Tuttavia, questo pazzo non prova gioia; piuttosto vive in uno stato di desolazione dinanzi all’idea dell’assenza divina.
L’autore racconta delle sue interazioni con figure chiave della Chiesa cattolica durante due anni trascorsi a indagare nei meandri del Vaticano. Ha parlato con cardinali, sacerdoti e missionari per cercare risposte alle domande più profonde sul significato della vita dopo la morte e sulla resurrezione dei corpi—tematiche centrali nel cristianesimo ma spesso avvolte nel mistero.
Uno degli interrogativi principali che lo tormentano riguarda se sua madre rivedrà mai suo padre dopo la morte; questa domanda semplice ma profonda rappresenta il cuore emotivo dell’intero racconto.
Ritratti complessi: Bergoglio come uomo
Nel corso della narrazione emerge anche un ritratto chiaro ed equilibrato di papa Francesco. Cercas lo descrive come un uomo anticlericale che desidera riportare la Chiesa ai suoi principi originari—un cristianesimo radicale lontano dalle pratiche conservatrici moderne. Nonostante le sue posizioni forti su vari temi sociali ed ecclesiali, Bergoglio appare anche vulnerabile: riconosce i propri peccati chiedendo ai fedeli preghiere per lui stesso.
Cercas evidenzia inoltre l’importanza dell’umorismo nella vita spirituale secondo Bergoglio; quest’ultimo considera infatti che avere senso dell’umorismo possa avvicinare gli individui alla Grazia divina—una prospettiva interessante rispetto alle tradizionali concezioni seriose della fede.
La narrativa culmina in una riflessione sull’ateismo dello scrittore stesso: pur essendo cresciuto nella fede cattolica, ora si definisce ateo dichiarato ma continua a interrogarsi su questioni spirituali profonde attraverso la scrittura.
Un’opera ricca d’interrogativi
“Il folle di Dio alla fine del mondo” offre quindi uno spaccato unico sulla ricerca personale dello scrittore riguardo al significato della vita religiosa oggi. Con uno stile narrativo accessibile ma denso d’interrogativi filosofici ed esistenziali, Cercas riesce a coinvolgere i lettori invitandoli a riflettere sulle proprie convinzioni riguardo al divino e all’esistenza umana stessa.