Installata la fotocamera LSST da 3200 megapixel: inizia la mappatura decennale dell’universo dal Cile

La fotocamera LSST, installata al Vera C. Rubin Observatory in Cile, rappresenta un avanzamento cruciale nell’astronomia, promettendo dati innovativi su materia ed energia oscura per i prossimi dieci anni.
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La fotocamera LSST , il più grande sensore digitale mai realizzato per l’astronomia, è stata installata con successo al Vera C. Rubin Observatory, situato sul Cerro Pachón in Cile. Questo progetto ambizioso, che ha richiesto oltre vent’anni di lavoro e investimenti significativi da parte della National Science Foundation e del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, segna un passo fondamentale nella comprensione dell’universo. Grazie alla sua capacità di catturare immagini ad altissima risoluzione, la fotocamera fornirà dati cruciali per lo studio della materia oscura e dell’energia oscura.

Un progetto ambizioso

Il progetto LSST è frutto di una collaborazione internazionale che coinvolge oltre 40 enti scientifici. La fotocamera è stata realizzata presso lo SLAC National Accelerator Laboratory in California ed è composta da 189 sensori CCD progettati per acquisire immagini dettagliate del cielo notturno. Con una risoluzione straordinaria di 3200 megapixel, questo strumento consentirà agli astronomi di osservare oggetti celesti molto deboli in tempi rapidi.

L’importanza della mappatura proposta dal LSST non può essere sottovalutata: essa permetterà non solo di catalogare miliardi di stelle e galassie ma anche di analizzare fenomeni cosmici complessi come le supernove e i transiti planetari. I dati raccolti offriranno nuove opportunità per testare teorie esistenti sulla formazione delle galassie e sull’evoluzione dell’universo stesso.

La sfida tecnica della messa in servizio

Attualmente il team si trova nella fase cruciale della messa in servizio della fotocamera. Questa fase richiede un’approfondita attenzione ai dettagli tecnici poiché ogni componente deve funzionare perfettamente a temperature estremamente basse. Il criostato gioca un ruolo fondamentale nel mantenere le condizioni operative necessarie; esso isola termicamente i componenti interni mentre un circuito refrigerante mantiene i sensori a temperature intorno ai -100 °C.

Stuart Marshall, scienziato operativo presso SLAC, evidenzia l’importanza del vuoto creato all’interno del criostato: esso protegge l’elettronica dai cambiamenti termici esterni che potrebbero compromettere le prestazioni dei sensori CCD durante le osservazioni astronomiche.

Un team internazionale al lavoro

Le operazioni sono gestite da un gruppo altamente specializzato composto da scienziati provenienti da diverse nazioni. Tra questi ci sono Yijung Kang e Yousuke Utsumi; quest’ultimo sottolinea quanto sia fondamentale comprendere ogni aspetto tecnico del sistema per affrontare eventuali imprevisti durante il processo di attivazione.

Il lavoro avviene su una piattaforma limitata a cinque metri d’altezza con un carico massimo consentito; ciò rende ogni operazione particolarmente delicata ma anche stimolante per gli esperti coinvolti nel progetto.

Verso la prima luce

Con il raffreddamento dei sistemi elettronici previsto nei prossimi mesi, ci si prepara alla rimozione del copriobiettivo dalla fotocamera LSST. Questo passaggio rappresenterà uno dei momenti più attesi dagli scienziati: finalmente la luce delle stelle potrà raggiungere i nuovi sensori ad alta sensibilità.

Una volta completate queste fasi iniziali, il telescopio inizierà a catturare immagini che verranno proiettate su schermi giganti nella sala controllo; queste prime osservazioni daranno avvio a quella che viene definita “la più grande pellicola astronomica mai realizzata”. L’indagine durerà dieci anni ed offrirà uno sguardo senza precedenti sull’universo visibile.

Impatto futuro sulla comunità scientifica

Il Legacy Survey of Space and Time non sarà solo una semplice raccolta fotografica ma costituirà una risorsa preziosa accessibile agli scienziati globalmente. I dati ottenuti saranno condivisi pubblicamente permettendo così studi approfonditi su questioni fondamentali come l’espansione dell’universo o la natura stessa della materia oscura.

Inoltre, questo progetto onora la memoria dell’astronoma Vera Rubin, pioniera nello studio delle curve di rotazione galattiche che ha contribuito significativamente alla scoperta della materia oscura nell’universo.