La Guardia di Finanza di Fasano sta conducendo un’indagine su una presunta truffa che coinvolge il bonus cultura 18app, destinato ai neo diciottenni. Si stima che più di un centinaio di giovani fasanesi siano stati colpiti da questa frode, orchestrata da un commerciante locale. L’inchiesta ha già portato alla convocazione dei ragazzi presso la caserma della Finanza, dove sono stati ascoltati come persone informate sui fatti.
Dettagli dell’indagine
L’oggetto dell’inchiesta è l’utilizzo improprio del bonus governativo, del valore di 500 euro, destinato all’acquisto di beni culturali come libri e biglietti per eventi. Secondo le prime informazioni raccolte dagli investigatori, il titolare di un’attività commerciale a Fasano avrebbe utilizzato le credenziali Spid dei giovani per accedere ai fondi del bonus. In alcuni casi si sospetta che il commerciante abbia addirittura acquistato i buoni dai ragazzi a prezzi notevolmente inferiori rispetto al loro valore reale.
Il fascicolo inizialmente era sotto la supervisione del sostituto procuratore Sonia Nuzzo e successivamente è passato alla pm Paola Palumbo. Le indagini sono ancora in corso e gli inquirenti stanno cercando di chiarire l’esatta dinamica della frode.
Convocazioni e testimonianze
Nelle ultime settimane, oltre cento giovani fasanesi sono stati convocati nella caserma della Guardia di Finanza per fornire informazioni riguardo all’uso del loro bonus cultura. Durante gli interrogatori, molti hanno ammesso che i buoni erano stati convertiti in denaro contante invece che utilizzati per acquisti legittimi.
Alcuni ragazzi hanno dichiarato che dopo aver comprato libri con il loro voucher, una parte significativa del credito sarebbe stata sottratta dal commerciante attraverso vari artifici. Questo ha sollevato preoccupazioni tra i genitori dei coinvolti; molti si sono già rivolti ad avvocati per ricevere consulenza legale su come procedere.
Le posizioni degli indagati potrebbero evolversi: da semplici testimoni potrebbero diventare accusati di concorso in truffa aggravata nei confronti dello Stato. La legge prevede pene severe per questo reato, con possibilità di reclusione da due a sette anni.
Aspetti ancora poco chiari
Ci sono numerosi dettagli ancora da chiarire riguardo alla modalità operativa della presunta frode messa in atto dal commerciante fasanese. Gli investigatori stanno cercando prove concrete sul modo in cui l’esercente sia riuscito ad ottenere le credenziali Spid dai ragazzi: se tramite coercizione o inganno oppure se abbia rubato sistematicamente identità digitali durante le transazioni nel suo negozio.
È emerso anche che alcuni commercianti avrebbero proposto ai giovani la possibilità di monetizzare il proprio bonus cultura offrendo somme cash inferiori al valore nominale dei voucher stessi. Questa pratica potrebbe aver attratto diversi diciottenni desiderosi immediatamente disponibili finanziamenti piuttosto che aspettare l’utilizzo tradizionale del buono culturale.
Gli investigatori stanno ora analizzando i registri delle piattaforme governative per tracciare gli accessi effettuati dai ragazzi e verificare se ci siano state irregolarità nell’utilizzo dei fondi assegnati dallo Stato attraverso lo Spid.