Inchiesta Equalize: il presunto legame tra un ex carabiniere e la Cia emerge dalle audizioni

L’inchiesta sul caso Equalize svela legami tra l’ex carabiniere Vincenzo De Marzio e la vendita di informazioni riservate alla CIA, coinvolgendo anche figure come Enrico Pazzali e intimidazioni a testimoni.
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L’inchiesta sul caso Equalize continua a rivelare dettagli inquietanti e di grande rilevanza. Le dichiarazioni rilasciate da Nunzio Samuele Calamucci, hacker coinvolto nelle indagini, gettano nuova luce su Vincenzo De Marzio, ex carabiniere accusato di avere contatti non solo con i servizi segreti italiani, ma anche di aver venduto informazioni riservate alla Cia. Queste affermazioni si sono concretizzate in un verbale redatto il 17 dicembre, che è diventato parte fondamentale del dossier presentato dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Direzione Nazionale Antimafia in vista dell’udienza di riesame.

Le accuse contro Vincenzo De Marzio

La figura di Vincenzo De Marzio emerge come cruciale nell’inchiesta Equalize. In base al racconto di Calamucci, De Marzio, noto anche con il nome in codice “Tela“, non si è limitato a lavorare per le forze dell’ordine italiane, ma avrebbe anche svolto un ruolo attivo nel fornire dati sensibili a agenzie straniere. Questo aspetto è estremamente preoccupante poiché implica che informazioni riservate, potenzialmente compromettenti, sarebbero potute finire nelle mani di enti esterni. Le rivelazioni promettono di avere un impatto significativo sull’immagine delle istituzioni e sul tema della sicurezza nazionale stessa. La Procura della Repubblica ha sottolineato l’importanza di queste affermazioni per la prosecuzione delle indagini.

Il ruolo di Enrico Pazzali e le richieste di arresto

Tra le figure che sono al centro delle indagini c’è anche Enrico Pazzali, titolare di un’agenzia investigativa e presidente autosospeso della Fondazione Fiera Milano. Le risultanze delle indagini portano i pm a richiedere arresti domiciliari nei suoi confronti. Pazzali è stato coinvolto in un contesto che si intreccia con le attività di De Marzio e, secondo la DDA e la DNA, la sua posizione giuridica richiede un’analisi approfondita. Questo potrebbe derivare non solo dagli affari legati all’agenzia, ma anche dalle interazioni con i soggetti coinvolti nel caso Equalize. La decisione del Riesame si preannuncia cruciale nel definire se le accuse siano sufficienti a giustificare misure cautelari più severe.

Testimonianze di intimidazione

Il clima di tensione che circonda Dino Gallo, ex superpoliziotto recentemente deceduto, e il suo avvocato Antonella Augimeri è stato descritto nei verbali raccolti da Calamucci. Gallo, attraverso le sue dichiarazioni, ha messo in evidenza le pressioni e le intimidazioni subite, a partire da quella che ha descritto come una minaccia diretta da parte di De Marzio. Tali insinuazioni di intimidazioni rivelano una dimensione inquietante della vicenda, dove non solo i dirigenti di alto livello sembrano essere coinvolti, ma anche le impiegate della legge stanno diventando bersaglio. L’atteggiamento aggressivo nei confronti delle persone che si sono uniche alla verità potrebbe ostacolare il regolare svolgimento delle indagini e il diritto alla difesa.

L’archivio di De Marzio e i file riservati

Una delle affermazioni più scioccanti di Calamucci riguarda l’archivio personale di De Marzio, consistente in circa 150mila file. Secondo quanto emerso, questo “archivio di una vita” includerebbe informazioni di vario tipo, tra cui dati classificati provenienti dalle forze dell’ordine e documenti dal Servizio Difesa Interna . La gravità di questi elementi si amplifica quando si parla di possibili informazioni passate alla Cia. De Marzio, in questa ottica, non appare solo come un individuo che ha tradito la propria posizione nel corpo dei Carabinieri, ma come un attore di una rete più ampia di traffico di informazioni. Questo solleva interrogativi fondamentali sulla sicurezza del sistema e sulle misure di controllo in atto per prevenire simili situazioni nel futuro.

Il tribunale continua a esaminare le richieste della Procura, mentre la delicata questione della custodia in carcere per De Marzio rimane aperta. Le autorità sono chiamate a gestire con attenzione le complessità di un caso destinato a generare discussioni svecchiate sul ruolo delle forze dell’ordine e sulle potenzialità frodi alla sicurezza nazionale.

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