Il telescopio James Webb rivela per la prima volta aurore luminose su Nettuno

Il telescopio James Webb ha catturato per la prima volta l’attività aurorale su Nettuno, fornendo dati cruciali per comprendere il campo magnetico e l’atmosfera di questo gigante ghiacciato.
Il telescopio James Webb rivela per la prima volta aurore luminose su Nettuno - Socialmedialife.it

Il telescopio spaziale James Webb, frutto della collaborazione tra NASA, ESA e CSA, ha compiuto un’importante scoperta: ha catturato per la prima volta l’attività aurorale su Nettuno. Questo fenomeno si verifica quando particelle energetiche, solitamente provenienti dal Sole, interagiscono con il campo magnetico di un pianeta e illuminano la sua alta atmosfera. Fino ad ora, gli scienziati avevano solo indizi sulla presenza di aurore su Nettuno; ora i dati raccolti offrono una visione più chiara di questo misterioso pianeta.

La scoperta delle aurore

Le immagini ottenute dal telescopio James Webb mostrano chiaramente le aurore come macchie ciano a latitudini medie sul pianeta. Questa disposizione è considerata insolita a causa dell’inclinazione del campo magnetico di Nettuno, che è inclinato di 47 gradi rispetto all’asse di rotazione del pianeta stesso. Prima della missione Webb, gli astronomi avevano già osservato il comportamento anomalo del campo magnetico grazie ai dati forniti da Voyager 2 nel 1989.

La rilevazione delle aurore su Nettuno rappresenta un passo significativo nella comprensione dei fenomeni atmosferici nei giganti ghiacciati del sistema solare. Le precedenti osservazioni avevano confermato l’esistenza delle aurore su altri pianeti come Giove e Saturno; tuttavia, fino ad oggi non era stato possibile documentare questo evento luminoso sul quarto pianeta più grande del sistema solare.

Strumenti e tecnologie utilizzate

La sensibilità dello strumento NIRSpec installato sul telescopio James Webb ha permesso agli scienziati di raccogliere dati cruciali durante le osservazioni effettuate nel giugno 2023. Oltre alle immagini delle aurore, il telescopio ha fornito uno spettro dettagliato dell’atmosfera superiore di Nettuno. Tra i risultati più significativi c’è una linea di emissione molto marcata dell’H3+, che rappresenta un segno distintivo delle attività aurorali.

Questi dati hanno anche consentito per la prima volta dal flyby della sonda Voyager 2 nel ’89 la misurazione della temperatura della ionosfera neptuniana. I risultati sono stati sorprendenti: si è registrata una temperatura inferiore a quanto inizialmente previsto dagli scienziati. Questa scoperta potrebbe spiegare perché le aurore erano rimaste invisibili fino ad ora.

Implicazioni per lo studio dei giganti ghiacciati

La pubblicazione dei risultati sulla rivista Nature Astronomy segna un punto cruciale nello studio degli ambienti estremi dei giganti ghiacciati come Nettuno ed Urano. Gli scienziati coinvolti nella ricerca hanno espresso entusiasmo riguardo alla possibilità futura di monitorare il comportamento aurorale del pianeta durante l’intero ciclo solare in corso.

Questa nuova fase d’osservazione potrebbe aiutare a chiarire ulteriormente l’origine e le caratteristiche peculiari del campo magnetico neptuniano e contribuire così alla comprensione generale degli effetti atmosferici sui grandi mondi gassosi lontani dalla Terra. La comunità scientifica attende con interesse ulteriori sviluppi da questa missione innovativa che continua a rivelarsi fondamentale per l’astronomia moderna.