Il Libano ha deciso di vietare la proiezione del film “Biancaneve” nei propri cinema, una scelta che si ricollega alla presenza dell’attrice israeliana Gal Gadot nel cast. Questo divieto è parte della politica del paese, che boicotta ufficialmente i prodotti provenienti da Israele e le persone legate a questo stato. La decisione arriva in un contesto già teso, dove le posizioni pubbliche di Gadot hanno suscitato polemiche e reazioni negative.
Il contesto politico del divieto
La questione israelo-palestinese continua a influenzare profondamente le relazioni tra il Libano e Israele. Da anni, il governo libanese ha adottato misure per boicottare qualsiasi prodotto o persona associata a Israele. Gal Gadot è diventata un simbolo controverso in questo dibattito, specialmente dopo aver espresso opinioni che sostengono l’azione militare israeliana contro Hamas. Le sue dichiarazioni hanno sollevato critiche non solo in Libano ma anche in altre nazioni arabe.
Gadot non è nuova ai divieti: già nel 2017, il suo ruolo da protagonista in “Wonder Woman” era stato oggetto di contestazione e aveva portato al blocco della sua distribuzione nelle sale libanesi. Analogamente, anche “Assassinio sul Nilo”, uscito nel 2022, aveva subito lo stesso destino per la sua partecipazione. Questi eventi evidenziano come l’industria cinematografica possa essere influenzata da dinamiche geopolitiche complesse.
La trama e le polemiche su Biancaneve
“Biancaneve”, versione live action dell’amato classico d’animazione Disney del 1937, ha attirato attenzione sin dalla sua annuncio per vari motivi. Non solo per l’adattamento delle storie classiche ma anche per le scelte artistiche legate alle protagoniste principali; oltre a Gal Gadot c’è Rachel Zegler nei panni della giovane Biancaneve.
Le polemiche attorno al film non si limitano però alla sola presenza dell’attrice israeliana; sono emerse critiche riguardo all’approccio narrativo scelto dalla Disney nell’adattamento della storia originale. Molti fan dei classici animati hanno espresso preoccupazioni su come i temi tradizionali vengano reinterpretati nella modernità.
Inoltre, con l’attuale conflitto nella Striscia di Gaza che continua ad alimentare tensioni regionali ed internazionali, ogni produzione cinematografica viene scrutinata attraverso una lente politica sempre più critica.
Reazioni dal pubblico e dall’industria cinematografica
Il divieto imposto dal Libano ha generato reazioni contrastanti sia tra il pubblico sia all’interno dell’industria cinematografica globale. Mentre alcuni applaudono la decisione come atto di coerenza rispetto alle politiche nazionali contro Israele, altri vedono questa mossa come un ulteriore passo verso l’isolamento culturale del paese rispetto al resto del mondo.
Le piattaforme social sono state invase da discussioni riguardanti il film e la figura di Gal Gadot; molti utenti esprimono solidarietà verso gli artisti palestinesi mentre altri difendono il diritto degli attori a lavorare indipendentemente dalle loro origini nazionali o dalle loro posizioni politiche personali.
In sintesi, “Biancaneve” rappresenta non solo una rivisitazione cinematografica ma anche un campo di battaglia simbolico dove questioni identitarie ed etniche si intrecciano con arte e intrattenimento contemporaneo.