Il geneticista De Stefano chiarisce il caso di Garlasco: Dna insufficiente per identificare

Il professor De Stefano solleva dubbi sull’analisi del DNA nel caso di Garlasco, evidenziando la scarsità e il degrado delle prove, complicando ulteriormente le indagini su un delitto irrisolto da anni.
Il Geneticista De Stefano Chia Il Geneticista De Stefano Chia
Il geneticista De Stefano chiarisce il caso di Garlasco: Dna insufficiente per identificare - Socialmedialife.it

Una nuova inchiesta sul delitto di Garlasco ha riacceso l’interesse pubblico e mediatico riguardo a un caso irrisolto da oltre quindici anni. Il professor Francesco De Stefano, esperto in genetica forense e già direttore della Medicina Legale all’Università di Genova, è tornato a esprimere le sue perplessità in merito all’interpretazione delle prove di Dna. I dettagli delle sue dichiarazioni pongono interrogativi sullo stato attuale delle indagini e sulle metodologie utilizzate.

Le difficoltà nell’analisi del materiale genetico

Il professor De Stefano ha spiegato che il Dna raccolto nel corso dell’inchiesta era scarso e in cattive condizioni, a tal punto da non permettere di formulare un’ipotesi d’identità attendibile. Raggiunto telefonicamente, ha ribadito le sue affermazioni emerse nelle precedenti perizie legali, sottolineando che il materiale disponibile era insufficiente. “Le tracce a disposizione non erano utili per un’identificazione,” ha dichiarato. La sua esperienza in campo forense sottolinea come il degrado del Dna possa compromettere i risultati delle analisi. La situazione attuale rende quindi complesso e problematico qualsiasi nuovo tentativo di interpretazione.

La controversia nasce anche a causa di una nuova consulenza che ha suggerito possibilità diverse di identificazione, un’interpretazione che De Stefano stessa trova poco convincente. “Non so come abbiano fatto,” ha insistito. La questione del Dna è emersa prepotentemente all’attenzione dei media, rielaborando un caso che sembra tornare ciclicamente al centro della cronaca giudiziaria e dell’opinione pubblica.

Analisi delle prove scientifiche e le loro implicazioni

De Stefano ha fornito maggiori dettagli sulle analisi condotte, evidenziando come nei test iniziali non ci fosse sufficiente materiale per ottenere risultati definitivi. “Furono effettuate tre prove: la prima non diede esito, la seconda rivelò una presenza di Dna, ma la terza portò a risultati parzialmente diversi, evidenziando tracce di Dna appartenenti a più persone,” ha spiegato. Queste rivelazioni sono cruciali poiché indicano un’eventuale commistione di Dna di almeno due o tre individui, complicando notevolmente la ricerca di un colpevole.

Il professore ha chiarito anche la natura del Dna analizzato; in quest’ottica, la presenza di Dna maschile, legato per via patrilineare, è risultata l’unica evidenza concreta. Tale informazione, sebbene di per sé significativa, non ha portato a certezze sull’identificazione dei sospetti. Facendo riferimento alle tecnologie utilizzate nel laboratorio di medicina legale genovese, De Stefano ha sottolineato l’importanza di avere un laboratorio accreditato. Tuttavia, evidenziare la bassa qualità delle prove resta un fattore cruciale nella ricostruzione della vicenda.

Possibili fonti del Dna e le ripercussioni delle nuove indagini

Il professor De Stefano ha avanzato un’ipotesi riguardo alla possibilità che Chiara Poggi potesse aver raccolto residui di Dna da oggetti utilizzati in comune da più persone. “Il mouse del pc utilizzato da Chiara, e ancor di più quello del fratello Marco, potrebbe aver conservato residui da altri utenti,” ha detto. Questa spiegazione si pone come un tentativo di chiarire la presenza di Dna di più soggetti e potrebbe influenzare l’interpretazione futura delle indagini.

Il ritorno alla ribalta del caso ha sollevato nuovi interrogativi su come vengono condotte le indagini e su che tipo di prove siano davvero in grado di portare a una risoluzione. La scarsità di materiale e la sua degradazione pongono un freno a qualsiasi nuova iniziativa investigativa. L’ormai sedimentato passato dell’inchiesta potrebbe causare gravi ripercussioni qualora venissero apportate modifiche significative alle conclusioni già raggiunte da esperti del settore.

La questione del Dna nel delitto di Garlasco rimane quindi avvolta nel mistero, e il dibattito sembra destinato a continuare mentre le indagini cercano di fare chiarezza su una vicenda complessa e delicata.

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