Il film “Opus”, diretto da Mark Anthony Green, ha suscitato reazioni contrastanti tra il pubblico, in particolare per il suo finale ambiguo. La trama ruota attorno a Ariel, interpretata da Ayo Edebiri, una giornalista che si ritrova coinvolta in un incontro con la pop star degli anni Novanta Alfred Moretti, interpretato da John Malkovich. L’incontro si trasforma rapidamente in un incubo quando Ariel scopre che gli invitati non sono semplici fan ma membri di una setta. Questo articolo esplora i dettagli della trama e le implicazioni del finale.
La trama di Opus: dall’invito alla rivelazione
Ariel è una giovane giornalista che accetta l’invito di Alfred Moretti per promuovere il suo nuovo album dopo decenni di assenza dalla scena musicale. L’ambientazione è una villa isolata, dove la pop star ha radunato alcuni selezionati ospiti. Tuttavia, ciò che inizialmente sembra essere un evento esclusivo si rivela ben presto inquietante. I seguaci di Moretti, noti come Livellisti, non sono semplici fan ma membri devoti a un culto.
Ariel percepisce subito l’atmosfera tesa e sinistra della villa e comincia a indagare su ciò che sta realmente accadendo. Con il passare del tempo, diventa chiaro che le intenzioni di Moretti vanno oltre la semplice promozione musicale; egli ha pianificato qualcosa di molto più oscuro: eliminare tutti gli invitati per mantenere segreti i suoi piani malefici.
La tensione cresce quando Ariel scopre la vera natura del culto e realizza quanto sia pericoloso rimanere nella villa. In questo contesto drammatico emerge Rachel , un’adepta del culto che decide di aiutare Ariel a fuggire dalla situazione mortale in cui si trova intrappolata.
Il colpo di scena: fuga e conseguenze
Dopo aver ricevuto aiuto da Rachel, Ariel riesce finalmente a scappare dalla villa, lasciando dietro di sé Moretti e i suoi seguaci sull’orlo dell’autodistruzione collettiva. Quando torna con la polizia nella dimora abbandonata dal culto, scopre però una realtà agghiacciante: i corpi degli altri ospiti non sono stati trovati; sembrano scomparsi nel nulla.
La narrazione salta due anni avanti nel tempo mostrando le conseguenze delle azioni avvenute nella villa isolata. Alfred Moretti è ora detenuto in carcere mentre Ariel ha raggiunto notorietà scrivendo un libro sul suo terribile incontro con lui e sul culto dei Livellisti. Nonostante il successo commerciale dell’opera letteraria, resta irrisolta la questione delle dichiarazioni dirette dell’ex pop star riguardo agli eventi tragici avvenuti durante quell’incontro fatale.
Un giorno riceve una telefonata dal carcere: Moretti desidera finalmente parlare con lei dopo tanto silenzio mediatico. Questo incontro segna l’inizio della parte conclusiva della storia ed evidenzia ulteriormente le dinamiche manipolative tra i due personaggi principali.
Il confronto finale tra Ariel e Moretti
Nel colloquio faccia a faccia tra Ariel e Alfred all’interno del penitenziario emergono nuove verità inquietanti sulla natura dei Livellisti e sui reali intenti dell’ex cantante rockstar nei confronti della giornalista stessa. Durante questa conversazione cruciale viene rivelato che l’intenzione originale era quella di risparmiare proprio lei perché considerata fondamentale per diffondere il messaggio del culto attraverso il suo libro best-seller.
Inoltre, viene chiarito anche come i membri dei Livellisti siano riusciti ad eludere le autorità fuggendo prima dell’arrivo della polizia; ora continuano ad operare nell’ombra propagando ideologie legate al loro leader carismatico anche se nessuno sa esattamente dove siano finiti o quali siano realmente le loro intenzioni future.
L’epilogo culmina durante un’apparizione televisiva promozionale dove Ariel nota qualcosa d’insolito sulla conduttrice: indossa uno dei simboli distintivi legati al culto fondato da Alfred Moretti stesso. Questo momento rappresenta uno shock profondo per lei poiché realizza quanto sia stata inconsapevolmente complice nel dare nuova vita alle ideologie oscure propagate dal cultore musicale ormai rinchiuso dietro le sbarre.