Miss Italia non deve morire, il documentario diretto da Pietro Daviddi e David Gallerano, è ora visibile su Netflix. Questo lavoro si propone di analizzare la crisi che affligge il celebre concorso di bellezza, ponendo l’accento sul valore del corpo femminile all’interno di una società italiana in costante mutamento.
La Storia di Miss Italia non deve morire
Il concorso di Miss Italia ha radici profonde, risalenti al 1946, in un’Italia che cercava di risollevarsi dopo la guerra. Inizialmente concepito come un semplice contest pubblicitario per premiare il sorriso più bello, nel tempo è diventato un evento di grande richiamo, contribuendo a definire il canone della bellezza italiana a livello internazionale. Ha dato visibilità a generazioni di attrici e ha lanciato volti noti della televisione.
Il patron della manifestazione, Enzo Mirigliani, ha trasformato il concorso in una vera e propria missione. Dopo la sua scomparsa nel 2011, la gestione è passata alla figlia Patrizia, che lo ha affiancato per anni. Il documentario intreccia ricordi di un passato luminoso con una narrazione attuale, permeata da una malinconia evidente e da un glamour ormai svanito. Oggi, il concorso si trova ad affrontare una crisi che ne minaccia l’esistenza.
Le Dichiarazioni di Patrizia Mirigliani su Miss Italia
I registi attribuiscono il declino di Miss Italia a molteplici fattori. In primo luogo, la difficoltà di adattare il concorso ai valori di inclusività e accettazione dei corpi, senza restrizioni su misure e peso. In secondo luogo, la decisione della Rai di non trasmettere più il concorso dal 2012 ha avuto un impatto significativo, influenzata da ascolti deludenti e da un’evoluzione culturale in cui il politically correct sembra promuovere uguaglianza senza affrontare le problematiche concrete.
Patrizia Mirigliani manifesta la sua amarezza per il declino del concorso, percepito come un affronto personale e un disonore per il padre. Nella sua visione, gran parte della responsabilità ricade su figure politiche come Laura Boldrini, che nel 2013 si era dichiarata soddisfatta della cessazione della trasmissione, considerandola una scelta moderna e civile. Il passaggio dalla tv pubblica a La 7 non ha giovato al concorso, che dal 2018 è relegato a una finale in streaming, perdendo così visibilità e rilevanza.
Analisi di Miss Italia non deve morire
Il documentario non si limita a esplorare il futuro del concorso, ma offre anche uno spaccato della realtà che circonda Miss Italia. Vengono raccontate le storie di agenti regionali che, per evitare commenti inopportuni, cercano di valorizzare la personalità delle concorrenti piuttosto che la loro bellezza. Tra questi, emerge la figura di Salvo, un siciliano che definisce la bellezza in modo diretto e senza fronzoli.
Le selezioni si svolgono in piazze di provincia, dove le aspiranti miss sfilano in eventi poco glamour. Il documentario evidenzia anche i tentativi di adattarsi ai tempi moderni, come l’uso di Tik Tok e hashtag per promuovere le concorrenti. Tuttavia, le dichiarazioni di Patrizia Mirigliani riguardo alla partecipazione delle donne transgender hanno suscitato polemiche, mettendo in luce le difficoltà di rimanere al passo con i cambiamenti sociali.
Critiche e Speranze nel Contesto Attuale
La telecamera segue Aurora, un’aspirante Miss della provincia di Roma, che si distingue per il suo aspetto poco convenzionale. La sua ricerca di identità e il desiderio di esplorare nuove esperienze la rendono un simbolo di una generazione in cerca di cambiamento. Patrizia Mirigliani, portando il peso del suo passato e le sfide personali, continua a lottare per il futuro di Miss Italia, nonostante le avversità.
Il disinteresse generale e i commenti offensivi sui social media durante le finali in streaming evidenziano il declino del concorso. Tuttavia, per non scomparire, Miss Italia deve adattarsi e cambiare. La speranza è che, con il nuovo governo, il concorso possa tornare a casa, in Rai, e recuperare il suo posto nel panorama televisivo italiano.