Il buco previdenziale da 6,6 miliardi di euro: l’allerta dell’Inps e le reazioni politiche

L’Italia affronta un deficit previdenziale di 6,6 miliardi di euro a causa di contributi non versati dalle aziende, sollevando polemiche politiche e richieste di revisione delle politiche fiscali.
Il buco previdenziale da 6,6 miliardi di euro: l'allerta dell'Inps e le reazioni politiche - Socialmedialife.it

Lo Stato italiano si trova ad affrontare un deficit previdenziale di 6,6 miliardi di euro nei prossimi anni. Questo buco è il risultato dei contributi non versati dalle aziende e successivamente stralciati attraverso tre provvedimenti tra il 2018 e il 2022. A mettere in evidenza questa situazione è stato il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, che ha sottolineato come questi crediti contributivi cancellati rappresentino un peso significativo per il sistema pensionistico.

I contributi stralciati e le loro conseguenze

I contributi in questione riguardano periodi lavorativi fino al 2015. Sebbene siano stati formalmente eliminati dai registri contabili, continuano a influenzare i diritti pensionistici dei lavoratori coinvolti. Questo avviene grazie al principio dell’automaticità delle prestazioni, che garantisce ai dipendenti la possibilità di accedere a un montante previdenziale completo anche se le aziende non hanno effettuato i versamenti dovuti.

Il Civ ha messo in guardia sulla necessità di coprire gli oneri aggiuntivi che l’Istituto sarà costretto a sostenere per garantire queste prestazioni ai lavoratori. La richiesta del Civ è chiara: occorre considerare questo impatto nella pianificazione dei futuri trasferimenti statali all’Inps per evitare ulteriori squilibri nel sistema previdenziale.

Le reazioni politiche alla situazione

La questione del buco previdenziale ha sollevato polemiche nel panorama politico italiano. Tino Magni, senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra, ha criticato aspramente le politiche fiscali del governo attuale. Secondo Magni, i condoni fiscali favoriscono coloro che evadono le tasse a discapito degli italiani onesti che continuano a pagare regolarmente.

Magni ha quantificato l’impatto economico degli stralci delle cartelle esattoriali introdotti dal governo Meloni-Giorgetti in oltre 15 miliardi di euro. In particolare, lo stralcio delle cartelle fino a mille euro della prima manovra avrebbe comportato una perdita quasi pari a dieci miliardi solo per questo segmento specifico.

L’opinione della Cgil sul tema

Anche la Cgil si è espressa riguardo alla questione del deficit previdenziale causato dai condoni fiscali. I segretari confederali Lara Ghiglione e Christian Ferrari hanno definito “enorme” la cifra relativa agli importi cancellati dal sistema pubblico: ben 16,4 miliardi di euro sono stati annullati con effetti negativi stimabili intorno ai 13,7 miliardi sul Rendiconto generale dell’Inps per il 2024.

Secondo i dirigenti sindacali, tali provvedimenti distorcono profondamente l’equilibrio fiscale dello Stato poiché premiano chi evade invece di tutelare chi contribuisce regolarmente al sistema fiscale nazionale. Hanno inoltre sottolineato come questi importi avrebbero dovuto essere utilizzati dalla previdenza pubblica ma vengono ora definitivamente esclusi dalle risorse disponibili.

Un appello al cambiamento da parte dei sindacati

Ghiglione e Ferrari hanno fatto appello affinché ci sia una revisione delle attuali politiche fiscali in favore dei lavoratori onesti ed hanno proposto una campagna referendaria con cinque quesiti miranti a promuovere legalità ed equità sociale nel Paese. L’obiettivo dichiarato è quello di rimettere al centro della discussione politica il valore del lavoro stesso e proteggere i diritti fondamentali dei cittadini italiani rispetto alle scelte governative attuali.