Il Teatro Comunale di Ferrara ha ospitato il Béjart Lausanne Ballet, attualmente diretto da Julien Favreau. Lo spettacolo ha messo in luce la complessità della storia del balletto, presentando un programma che riflette il presente attraverso il passato. La serata si è articolata in tre sezioni distinte, ognuna delle quali ha offerto uno sguardo unico sull’eredità di Maurice Béjart.
Riscoprire l’eredità di Béjart
Maurice Béjart è una figura centrale nella danza del ventesimo secolo, ma i suoi ultimi anni creativi sono stati spesso trascurati o mal interpretati. La nuova direzione artistica del Béjart Lausanne Ballet sembra intenzionata a restituire dignità e rilevanza al suo lavoro. In passato, la compagnia era guidata da Gil Roman, che ha proposto coreografie poco convincenti e talvolta discutibili. L’approccio ora adottato da Julien Favreau punta a riscoprire l’essenza dell’arte di Béjart senza compromessi.
Béjart è stato un innovatore nel campo della danza moderna e la sua influenza si estende ben oltre le sue opere più celebri come il “Bolero” di Ravel. Quest’ultimo è diventato un simbolo della sua estetica unica ma è stato anche soggetto a molteplici interpretazioni che ne hanno diluito l’impatto originale. Le performance recenti cercano quindi non solo di onorare questa eredità ma anche di esplorarne le sfumature più profonde.
La programmazione attuale mira a superare pregiudizi e incomprensioni legate alla figura del coreografo belga, riconoscendo il suo ruolo cruciale come ultimo grande modernista nel panorama della danza contemporanea.
Un programma diviso in tre atti
La serata al Teatro Comunale si è aperta con “Variations pour une porte et un soupir”, una creazione audace datata 1965 ripresa nel 1972 su musiche concrete di Pierre Henry. Questo pezzo rappresenta una rottura con le convenzioni tradizionali: i danzatori sono coinvolti in situazioni casuali estratte all’inizio dello spettacolo, creando così momenti imprevedibili che sfidano le aspettative del pubblico.
L’opera mette in evidenza la capacità innovativa di Béjart nell’utilizzare i corpi dei danzatori per dare vita a situazioni diverse attraverso movimenti semplici ma significativi. La forza espressiva delle immagini evocate dai corpi sul palco riesce ad anticipare tendenze contemporanee nella danza moderna.
Successivamente si passa ai duetti, dove emerge la versatilità stilistica dell’autore nell’unire temi universali attraverso movimenti fluidi ed evocativi. I danzatori mostrano abilità tecniche straordinarie mentre interagiscono tra loro con grazia ed energia contagiosa; ogni coppia porta sul palco emozioni diverse senza mai cadere nella banalità o nella prevedibilità.
Capolavoro finale: L’oiseau de feu
A chiudere la serata ci pensa “L’oiseau de feu”, capolavoro datato 1970 su musiche di Igor Stravinsky. Qui viene rappresentato il mito della rinascita attraverso l’immagine potente dell’uccello fiammeggiante che simboleggia trasformazione e unità tra gli interpreti principali Hideo Kishimoto e Oscar Frame.
Questo balletto non solo celebra l’estetica visiva tipica delle opere béjariane ma invita anche alla riflessione sulla comunità artistica stessa; gli interpreti vestiti con costumi ispirati al socialismo reale creano uno scenario suggestivo dove arte e messaggio sociale si intrecciano profondamente.
La performance culmina in una sorta d’epifania collettiva dove ogni movimento racconta storie personali mentre rimanda all’importanza della memoria culturale condivisa nel contesto storico odierno; questo aspetto rende lo spettacolo ancora più significativo per gli spettatori presenti al Teatro Comunale durante questa importante rassegna dedicata alla danza contemporanea.
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