La regione del Mar Rosso si trova al centro di crescenti tensioni geopolitiche, con gli Houthi che proclamano di aver lanciato un attacco contro la portaerei americana USS Harry S. Truman. Questo sviluppo si inserisce in uno scenario di conflitti prolungati tra le forze yemenite e gli Stati Uniti, che a loro volta hanno intensificato i raid aerei contro i ribelli Houthi. L’attenzione internazionale si concentra ora sulla possibilità di un’ulteriore escalation di violenza.
Le rivendicazioni degli Houthi
In una dichiarazione rilasciata da Yahya Saree, portavoce delle forze di difesa degli Houthi, è stato affermato che l’operazione condotta ieri ha mirato specificamente alla portaerei americana. Secondo Saree, l’attacco ha visto l’utilizzo di «18 missili balistici e da crociera», accompagnati da un drone, per colpire la USS Harry S. Truman e altre navi della flotta americana presenti nella regione. Il portavoce ha descritto questa azione come un atto di ritorsione contro quella che ha definita «l’aggressione palese» degli Stati Uniti, citando 47 attacchi aerei effettuati nei cieli dello Yemen.
I miliziani Houthi, che controllano significative porzioni del paese, tra cui la capitale Sanaa, hanno espresso determinazione nel continuare a ostacolare le operazioni marittime, promettendo di mantenere un blocco navale contro Israele fino a quando i beni umanitari non verranno adeguatamente forniti alla Striscia di Gaza. Il tono della dichiarazione di Saree ha messo in evidenza la volontà di resistere agli attacchi stranieri e di rivendicare la sovranità del loro territorio.
Le reazioni statunitensi
Gli Stati Uniti hanno risposto agli attacchi con raid aerei che hanno preso di mira le roccaforti Houthi in Yemen. L’operazione, che ha avuto luogo sabato, è stata giustificata da Washington come una necessità per neutralizzare una minaccia crescente rappresentata dai ribelli yemeniti, accusati di attaccare le rotte marittime regionali. Secondo le informazioni fornite dal Pentagono, questi attacchi militari avrebbero già causato la morte di diversi leader Houthi e avrebbero provocato un numero significativo di vittime civili, tra cui bambini.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha affermato che le azioni militari sono una risposta diretta ai recenti atti di violenza dei ribelli, minacciando di arrecare l’inferno sui terroristi Houthi. Ha inoltre invitato l’Iran, ritenuto sostenitore dei ribelli, a cessare il suo supporto. Le dichiarazioni americane sono state seguite da una condanna da parte di Teheran, che ha definito l’operazione come un attacco barbaro e ha respinto le minacce di rappresaglia.
Il contesto del conflitto yemenita
Lo Yemen è attualmente in preda a una * guerra civile* che è iniziata nel 2014, quando gli Houthi hanno preso il controllo della capitale e hanno spodestato il governo supportato dall’Arabia Saudita. Le conseguenze di questo conflitto sono devastanti per la popolazione civile, che affronta una crisi umanitaria di dimensioni inimmaginabili. Le violenze tra le varie fazioni, in particolare tra le truppe sostenute da Riyadh e quelle Houthi, continuano a affliggere il paese, causando oltre 200.000 morti e milioni di sfollati.
Con l’intensificarsi delle operazioni militari da parte di attori esterni, come gli Stati Uniti, la situazione in Yemen rischia di precipitare ulteriormente. La popolazione civile, già esausta da anni di conflitto, ha urgenti necessità di aiuto umanitario. La risposta internazionale a questa crisi rimane incerta mentre le dinamiche tra le forze in guerra continuano a cambiare.
Le recenti azioni subiscono un monitoraggio costante, con il mondo che segue con attenzione l’evoluzione degli eventi in una regione strategicamente cruciale.