Il film “Havoc“, diretto da Gareth Evans, è finalmente disponibile su Netflix dopo un lungo processo di produzione. Con un cast stellare che include Tom Hardy, Forest Whitaker e Timothy Olyphant, il film si presenta come un action thriller che mescola elementi di noir metropolitano a scene d’azione frenetiche. La pellicola ha affrontato diverse sfide durante la sua realizzazione, ma ora è pronta per essere vista dal pubblico.
La trama del film
“Havoc” segue le vicende del detective Patrick Walker, interpretato da Tom Hardy. Walker si trova a dover recuperare una partita di droga rubata alla Triade cinese da una banda di ladri. Tra i membri della banda c’è anche il figlio di Lawrence Beaumont , un potente imprenditore e candidato sindaco con legami ambigui nel mondo criminale. Beaumont minaccia Walker rivelando dettagli compromettenti sul suo passato se non riuscirà a riportargli indietro suo figlio.
La situazione si complica ulteriormente poiché la Triade è anch’essa sulle tracce dei ladri e Vincent , ex partner di Walker ora corrotto, guida una squadra di poliziotti disonesti pronti a tutto pur di mantenere il controllo sulla città. Questo scenario crea tensione tra i vari personaggi mentre le loro motivazioni personali emergono nel corso della narrazione.
Stile narrativo e influenze cinematografiche
Il film presenta due anime distinte: la prima attinge ai thriller degli anni ’70 per costruire una trama noir metropolitana ricca di cliché ben noti agli appassionati del genere. Riferimenti a titoli iconici come “Senza un attimo di tregua” e “Il braccio violento della legge” sono evidenti nella rappresentazione della corruzione all’interno delle forze dell’ordine e nelle dinamiche tra i personaggi.
Nonostante queste influenze forti, la sceneggiatura fatica ad offrire qualcosa che vada oltre l’ormai consolidato schema narrativo del poliziotto antieroe in lotta contro forze più grandi di lui. I temi trattati risultano familiari: dalla figura del politico corrotto al giovane ladro inesperto fino agli agenti disonesti che abusano dei loro poteri per coprire crimini personali.
L’azione al centro dell’esperienza visiva
La vera forza de “Havoc” emerge quando l’intreccio crime viene messo da parte in favore delle sequenze d’azione spettacolari tipiche dei film d’azione hongkonghesi. Le scazzottate acrobatiche e le sparatorie diventano il fulcro dell’esperienza cinematografica; qui lo stile visivo prende vita grazie alla fisicità imponente dell’attore protagonista Tom Hardy, noto anche per le sue abilità nel ju jitsu.
Le coreografie delle scene d’azione sono ben orchestrate ed eseguite con chiarezza; non ci sono tagli frenetici o riprese confuse che possano nascondere eventuali carenze nei movimenti degli attori coinvolti negli scontri fisici. L’inserimento nella storia della campionessa MMA Michelle Waterson-Gomez aggiunge ulteriore credibilità alle sequenze combattive, rendendo ogni confronto più autentico rispetto ai canoni tradizionali del genere.
Un equilibrio instabile tra trama e azione
Malgrado l’impatto visivo delle scene d’azione, “Havoc” mostra alcune debolezze nella costruzione narrativa complessiva. I rapporti interpersonali tra i personaggi sembrano spesso ridotti a riempitivi necessari fra uno scontro fisico e l’altro; questo porta lo spettatore ad attendere con ansia solo gli eventi più dinamici piuttosto che investire emotivamente nei conflitti presentati sullo schermo.
L’introspezione sui rapporti padre-figlio appare superficiale rispetto all’intensità delle sequenze action; gli attori tentano comunque di infondere umanità in dialoghi poco incisivi ma ciò risulta difficile in uno script privo della profondità necessaria per sostenere tali tematiche complesse senza apparire forzato o poco credibile.
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